sanità

«Vito Fazzi» di Lecce, Asi e San Cataldo motori del nuovo Pug leccese

Gaetano Gorgoni

Un polo ospedaliero e uno per la logistica in accordo coi Comuni vicini

La rivisitazione del Pug, il Piano urbanistico generale, va avanti con diverse novità: l’approccio è quello di allargare il dialogo a tutti i soggetti interessati (Comuni limitrofi, Chiesa, Asl) concedendo maggiori spazi e infrastrutture al polo sanitario, all’area industriale e facendo diventare San Cataldo un quartiere ben collegato alla città, con annesso porto turistico. Prima di redigere la relazione, tutti i soggetti vengono consultati per creare sinergie. Si punta allo sviluppo dell’area del polo sanitario e allo sviluppo logistico dell’area industriale di Lecce, per migliorare i flussi delle merci e individuare aree per i nuovi capannoni, incentivando le rinnovabili.

L’Asl è stata consultata perché l’ospedale “Vito Fazzi” diventerà Policlinico e centro di ricerca universitaria: verrà anche realizzato un istituto pediatrico (atteso da tempo e che conta già su un cospicuo finanziamento) che insieme al Dea costituirà un polo d’eccellenza nazionale. Il cambiamento di quell’area interesserà San Cesario, Lequile e San Pietro in Lama, comuni che sono stati chiamati a collaborare. La stessa cosa è stata fatta con Cavallino per il polo archeologico.

Cambieranno le cose per l’Asi (l’area di sviluppo industriale): si punta a dare più spazio alla logistica, terziario e innovazione riservando e ampliando delle aree importanti, in collaborazione con Trepuzzi e Squinzano (tenendo presente la valorizzazione dello scalo ferroviario di Surbo). La visione del gruppo di lavoro è quella di un’area industriale di Lecce ecosostenibile: si punta al rilancio e all’ampliamento dialogando con i comuni dell’hinterland. Un’area importante sarà riservata all’arrivo delle merci. Lavorano in sei alla revisione del Pug, l’ultima riunione risale al 3 di agosto: il Comitato composto dagli architetti Paola Rosa Gigante, Giovanni Cantatore e Alfredo Foresta; dagli ingegneri Vincenzo Gigli e Fausto Giancane; degli avvocati Pietro Quinto (amministrativista) e Pierluigi Portaluri (docente universitario di Diritto amministrativo), tornerà a riunirsi e ad ascoltare i soggetti interessati a settembre.

Tra le azioni più importanti, che segnano più chiaramente la distanza con il Pug dell’amministrazione Salvemini, c’è la verifica della compatibilità di alcune decisioni già codificate dal vecchio documento: si accerterà la legittimità di cambio destinazioni (zone B modificate in agricole) e di alcune zone vincolate come parchi, che non vanno bene, secondo gli esperti.

Su questo punto è nata la polemica con l’ex assessore Rita Miglietta, che riteneva quelle aree sparse nella campagna non più idonee a costruire: per anni i proprietari non avevano edificato e nel Pug salveminiano tornano ad essere zone agricole perché troppo lontane per portarci tutti i servizi (operazione troppo onerosa per la parte pubblica, secondo la vecchia visione). Invece, l’amministrazione Poli vuole creare “connessioni con la città”, proprio partendo da queste aree, che potrebbero congiungere Lecce a San Cataldo.

«Il Pug dell’amministrazione Poli sarà di produzione di forza lavoro, sostenibilità sociale, equilibrio con l’ambiente e di nuove economie - ha ribadito più volte l’architetto Alfredo Foresta - La rivisitazione del documento urbanistico valuta anche i costi di gestione pubblica: punta all’efficienza e alla sostenibilità». Lecce avrà un altro quartiere, quello di San Cataldo, con una visione di sviluppo infrastrutturale che culmina nel porto turistico. La perizia scritta dagli esperti, però, dovrà diventare realtà: non basterà una proposta a cambiare il Pug, bisognerà superare il vaglio di uffici comunali e soggetti politici. Questo è il punto più importante con il quale la maggioranza liquida la polemica sui possibili conflitti d’interesse - paventati dall’opposizione - degli esperti che collaborano gratuitamente, in base ad un antico rapporto di fiducia con il sindaco Adriana Poli Bortone: «Il conflitto d’interesse viene meno nel momento in cui non sono i professionisti, che elaborano solo un documento di rivisitazione, a mettere l’ultima firma per realizzare la “perizia” fornita al Comune».

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