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No all’impianto di biometano in Salento, a Cerrate le bandiere del fronte progressista

Manifestazione di fronte all’Abbazia: la centrale troppo vicina al bene monumentale

CERRATE - Le bandiere del centrosinistra hanno sventolato davanti all’abbazia di Cerrate, insieme a quelle del Movimento 5 Stelle: il fronte progressista leccese si compatta per il «no» all’impianto di biomasse in località Cafore. I responsabili del Partito Democratico, Lecce città pubblica, Avanti Lecce, Coscienza Civica, Noi per Lecce, Sveglia, Sinistra Italiana e Italia Viva, ieri mattina hanno inscenato una protesta silenziosa. Al sit-in si sono presentati, come annunciato, anche i sindaci di Surbo e Trepuzzi, Ronny Trio e Giuseppe Taurino, convinti che la la zona Cafore, ormai diventata attrattiva sul piano turistico, con le masserie restaurate e l’abbazia rilanciata grazie anche all’impegno del FAI, non possa sostenere l’insediamento di un nuovo impianto, dopo quello Eni, che è sorto in area surbina anni fa.

«Oggi più che mai abbiamo dimostrato cosa vuole la gente e per la politica dovrebbe essere semplice prendere la decisione giusta, semplicemente ascoltando ciò che i nostri concittadini vogliono e dicono a gran voce», spiega il consigliere comunale di Lecce, Antonio De Matteis.

Il Comune di Lecce sta procedendo con la conferenza dei servizi asincrona, che terminerà il 4 gennaio: si attendono i pareri dei portatori di interesse e quelli più tecnici dell’Arpa. L’amministrazione di centrodestra, dopo aver bocciato in Consiglio comunale l’ordine del giorno della minoranza, che chiedeva nuove misurazioni e valutazioni tecniche più rigorose, ha spiegato che l’istruttoria del progetto presentato da Agrienergia Circolare 6 Srl, va avanti con attenzione per garantire il rispetto della legge e la tutela dell’ambiente.

Il consigliere leccese di centrosinistra, Antonio De Matteis, insiste sul fatto che la posizione dell’impianto di biomasse è inadeguata perché a meno di 500 metri da uno dei lati di una cava e a 540 metri da un bene monumentale che è tornato ad attrarre turisti (ma anche su queste misurazioni il centrosinistra chiede di agire verificando le distanze sul posto e non sulle carte). «La vicinanza dell’impianto all’Abbazia, anche se si dovesse verificare la conformità ai requisiti normativi, solleva dubbi sull’impatto visivo, sulle emissioni odorigene e sul traffico pesante che inevitabilmente interesserà l’area», ribadiscono i manifestanti.

Il FAI non ha partecipato al sit-in per evitare etichettature politiche, ma il suo presidente nazionale ha già ribadito il «no» a tutela di un’area che ha riguadagnato socialità e attrattività turistica.

[G.Gorg.]

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