Le dichiarazioni
Potenza apre un’inchiesta sul falso pentito che voleva uccidere la pm antimafia Ruggiero
Il verbale di Carrino con le minacce alla magistrata: «Pronto a tagliarle la giugulare»
LECCE - È stato subito trasmesso alla procura di Potenza il verbale dell’interrogatorio durante il quale il detenuto brindisino Pancrazio Carrino, 42 anni, alias Stellina, lo scorso 23 ottobre, nel carcere di Terni, ha confessato di aver simulato il pentimento con il solo obiettivo di incontrare la pm della Dda di Lecce, Carmen Ruggiero, perché voleva ucciderla. Voleva tagliarle la giugulare usando come lama un pezzo della ceramica del wc della sua cella di isolamento, nascosto negli slip, dopo aver saputo di essere stato accusato di violenza sessuale.
La copia della trascrizione delle dichiarazioni di Carrino, inviata dalla procura di Terni, è confluita nel fascicolo che quella di Potenza aveva già aperto all’indomani delle lettere minatorie ricevute dalla pm dell’Antimafia salentina e dalla gip del tribunale di Lecce Maria Francesca Mariano alla quale, nei giorni scorsi, è stata recapitata una testa di capretto mozzata. Il fascicolo è seguito personalmente dal procuratore distrettuale, Francesco Curcio.
Con quel pezzo di ceramica, Carrino avrebbe ucciso anche il pubblico ministero della Procura di Terni, Raffaele Pesiri, che lo ha interrogato a ottobre su delega della pm salentina.
«Ho rinunciato a colpire il prossimo pm che saresti tu», è scritto nel verbale in cui si «dà atto che l’indagato» ha indicato «il pubblico ministero Pesiri». «La morte del dottor Raffaele Pesiri doveva essere un messaggio per la dottoressa Carmen Ruggiero», ha precisato.
Ruggiero ha coordinato l’inchiesta The Wolf sul gruppo Lamendola-Cantanna ritenuto di stampo mafioso e attivo nel Brindisino nel traffico di droga. Le indagini sono sfociate nel blitz il 19 luglio scorso, quando i carabinieri hanno dato esecuzione alle le ordinanze di custodia cautelare in carcere per 22 indagati, tra cui Carrino, firmate dalla gip Mariano.
Il detenuto, interrogato nel carcere umbro nel quale era stato trasferito dopo aver fatto sapere di volersi «pentire», ha spiegato che il piano per uccidere i pm era stato pensato quando era «arrabbiato con lo Stato» e con «tutto il sistema giuridico» dopo essere stato accusato di violenza sessuale ai danni di una ragazza con cui aveva avuto una relazione. «Una storia fantomatica», ha detto nel corso dell’interrogatorio.
In quel periodo, Carrino ha ammesso di essere «in guerra», ha raccontato che per «placare» la sua ira erano costretti a somministrargli «dosi eccessive di Valium, Rivotril e Sieroquel» come tranquillanti e di aver tentato il suicidio nel carcere di Lecce, procurandosi tagli con una scatoletta di tonno. A conclusione dell’interrogatorio di ottobre, l’avvocato di Carrino ha precisato che «l’indagato nega tutto quanto riferito» in precedenza alla «pm Ruggiero» a luglio «in quanto solo strumentale a incontrarla in carcere». In questo modo sono state di fatto cancellate le dichiarazioni sulla sua affiliazione, che ha detto essere risalente al 2010, i passaggi di grado, così come le affiliazioni fatte in prima persona e i retroscena sui rapporti interni al gruppo Lamendola-Cantanna.