agricoltura

Lecce, innovazione e pianificazione per rigenerare l’olivicoltura

Tonio Tondo

Post xylella, seminario all’istituto agrario Presta -Columella

LECCE - Innovatori cercasi per cambiare nel profondo il modello agricolo delle colture nel Salento desertificato da Xylella fastidiosa. I veri imprenditori innovatori sono i fondatori di nuove aziende con nuovi punti di partenza e con nuove missioni di generatività nell’ecosistema dell’agricoltura inteso come sistema integrato intervarietale, dalla monocoltura olivicola alle varietà e alle filiere frutticole. Questi il significato e il valore del seminario promosso da Maria Saponari, brava e tenace protagonista della ricerca scientifica sulle cultivar resistenti al batterio e coordinatrice di Omibreed, il programma del ministero dell'agricotura di diffusione e divulgazione dei risultati dei diversi progetti di ricerca, in laboratorio e in campo.

Rigenerare l'olivicoltura in un contesto di innovazione, è stato il tema della prima tappa del seminario svoltasi nell'aula convegni dell'istituto agrario di Lecce "Presta - Columella". Al centro, ovviamente, le innovazioni possibili, soprattutto nei sistemi di reimpianto, di cura degli apparati di radicamento e dei trattamenti antiparassitari nel tempo, delle due varietà finora risultati resistenti al batterio, Leccino e Fs17, comunemente la Favolosa. L'indirizzo, emerso dai diversi interventi dei relatori, è per i modelli intensivo e semintensivo, gli unici in grado di garantire produttività e capacità di competizione in un mercato sempre più differenziato.

Ri-generare significa “generare di nuovo”, in biologia “Ricostituire...parte dell'organismo”, ma significa anche “far nascere a nuova vita un ecosistema, un insieme degli organismi viventi insieme alle sostanze non viventi necessarie alla sopravvivenza dei primi”. La generatività riguarda il tessuto umano e sociale e deve conciliarsi con la sostenibilità, decisiva nell'epoca del cambiamento climatico.

Per dare una risposta a queste sfide occorre in primo luogo “capire la vita e l'economia delle piante” (Veronica Giorgi, università politecnica della Marche), cioè saper interpretare «la relazione tra organismi e piante nello scambio di segnali chimici (allelopatia); saper leggere e intepretare la capacità produttiva delle piante a cominciare dalla loro collocazione nello spazio e dai rapporti tra chiome e branche nella loro evoluzione nel tempo (Enrico Maria Lodolini, università delle Marche).
Ma «far nascere a nuova vita un ecosistema...» comporta, prima di tutto, un allontanamento vero e sincero dal vecchio modello monocolturale dell'agricoltura salentina. Questo modello è stato distrutto dalla Xylella, ma non dimentichiamo per favore i nostri vizi atavici, proprietà assenteiste e assistenzialismo. Solo poche eccezioni virtuose hanno salvato l'immagine del Salento olivicolo, imprenditori agricoli che hanno realmente dedicato la loro vita e le loro sostanze a rendere produttiva una terra povera di terreni fertili, e soprattutto povera di risorse irrigue. Quindi, nuova vita con nuovi progetti fondativi, sia nelle varietà colturali sia nelle tecniche utilizzate per collocarsi nelle filiere delle produzioni da trasformazione.

Sono stati gli interventi di Pedro Valverde e Luigi Catalano ad attirare con maggiore energia l'attenzione dei numerosi presenti (anche giovani studenti) e degli imprenditori. Valverde è un giovane cicercatore che si muove tra le università delle Marche e università di Cordoba. La Spagna è il primo produttore di olio, soprattutto con le cultivar adatte al superintensivo, l'Arbosana, la migliore, e Arbequina. La regione a maggiore vocazione è l'Andalusia. La Xylella ha accelerato i cambiamenti, a cominciare dalla ricerca di nuovi genotipi (centinaia gli incroci tra Leccino e varietà spagnole) che insieme alla resistenza al batterio possano portare a un miglioramento genetico e anche di qualità della produzione. Le notizie e le strategie della Spagna sono fondamentali per orientare i nostro produttori.

E' stato soprattutto l'intervento di Luigi Catalano a scuotere la platea. «Non c'è pianificazione - è stata la denuncia - in base alle diverse realtà aziendali, manca una pianificazione in base a chiare linee guida, si fa confusione tra oliveti familiari e oliveti professionali, il risultato è l'adozione di scelte prive di fondamenta tecniche. E poi non c'è l'acqua indispensabile a sostenere e alimentare le produzioni soprattutto intensive e quindi più produttive...». Catalano è un vero personaggio nel mondo degli esperti in Puglia. Solida base scientifica, capacità produttive, tecniche e organizzative. Il suo lavoro è la consulenza aziendale, amministratore di Agrimeca Grape and Fruit Consulting, una Srl con sede a Turi. Catalano è di Terlizzi, patria del vivaismo, ed è direttore del Civi Italia, il consorzio delle aziende vivaistiche. Non solo nuovi uliveti, dunque, ma ampliamento delle alternative con le filiere frutticole, dall'uva da tavola alle drupacee (il pesco, il susino, l'albicocco, il mandarlo e il ciliegio). Un nuovo inizio, quindi, cambiando e ampliando il quadro delle alternative all'uliveto.

Si tratta solo dell'inizio di questo nuovo corso. Significativo il coordinamento del confronto da parte del presidente dell'ordine degli agronomi, Fabio Lazzari. I tecnici sono decisivi nel convincere e individuare una nuova generazione di imprenditori agricoli. Solo dalla scienza e dalle applicazioni in campo può venire una spinta credibile ad aprire la nuova pagina del racconto nelle campagne. Con l'accompagnamento da parte degli scienziati, in primo luogo del dirigente dell'Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr, Donato Boscia, della stessa Saponari e degli altri collaboratori nella sede di Bari. La possibilità di contare su altre varietà resistenti a Xylella, possibilità legata agli incroci tra Leccino ed Fs17 con i semenzali e le altre varietà, amplia le alternative, ma la nuova biodiversità nel Salento richiede rotture e nuove sfide.

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