Desaparecidos
Nel Salento da inizio anno in 133 non sono tornati a casa
Lecce, dati allarmanti: ogni dieci scomparsi sette sono minori
LECCE - Il dramma di chi non torna a casa: famiglie nella disperazione e destini che a volte si perdono. Anche la provincia di Lecce si confronta con questo triste fenomeno certificato dal report nazionale del primo semestre 2023 elaborato dal commissario straordinario per le persone scomparse, incarico assunto da poche settimane dalla prefetta Maria Luisa Pellizzari. Da gennaio a giugno 2023, in provincia di Lecce, sono state 133 le denunce di scomparsa: 66 persone sono state ritrovate, ma di 67 non si hanno ancora notizie. In più occorre considerare che ogni 10 scomparsi 7 sono minori. Secondo i dati del Ministero dell’Interno la maggioranza degli allontanamenti è volontaria: 9 volte su 10 la scelta è deliberata, ma nel caso dei bambini più piccoli si addensano molte ombre.
L’orrore del traffico di organi piuttosto che della pedofilia sono le casistiche che vengono indagate, oltre alle dinamiche familiari che possono generare fenomeni di vendette consumate tramite i bambini. Nelle motivazioni della scomparsa la residuale parte del 10 percento si spalma tra gli allontanamenti da istituto e/o comunità, possibili disturbi psicologici, possibili vittime di reati, sottrazione di minore da parte di un coniuge, cause non determinate. Su base regionale, il fenomeno delle persone scomparse di nazionalità italiana vede la Lombardia in testa con più denunce di scomparsa (789 casi) nei primi sei mesi del 2023, corrispondenti al 17,4 percento del dato nazionale (4.531 casi). Per quanto riguarda la situazione italiana, nel report viene evidenziato che: «I dati, messi a disposizione dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale, consentono un monitoraggio generale a partire dal 1° gennaio 1974 (anno di avvio degli inserimenti nella banca dati C.E.D. Interforze del Ministero dell’Interno) al 30 giugno 2023, con un totale di 235.999 ritrovamenti (pari al 72,8%) su un complessivo di 324.389 denunce di scomparsa registrate dalle Forze di polizia. Alla data del 30 giugno 2023, le denunce di scomparsa attive sono 88.390. Nel periodo di riferimento (1° gennaio - 30 giugno 2023), i dati registrati sul fenomeno contano 6.297 ritrovamenti su un totale di 13.031 denunce di scomparsa, con 6.734 denunce attive».
A spiegare le ragioni del fenomeno, il docente di Psicologia dinamica di UniSalento Omar Gelo. «Bisogna fare una distinzione sui minori – premette Gelo –: se sono molto piccoli non direi che possa trattarsi di allontanamento volontario che, invece, può essere ipotizzato in età adolescenziale. È ovvio che la sparizione di un essere umano implica un problema da parte di chi sparisce, sicuramente un vissuto molto problematico. Nelle fasce di età più giovanili se si ha un problema collocabile dentro la rete familiare che è il fulcro della vita di un ragazzo può esserci la decisione dell’allontanamento volontario, ma è raro che se a casa le cose vanno bene e magari malissimo a scuola il giovane decida di scappare. Se le situazioni problematiche non si verificano in casa, ma ad esempio a scuola, il ragazzo manifesta comportamenti problematici senza scappare. Per quanto riguarda la scomparsa degli adulti visto che la rete sociale di rilevanza si allarga perché c’è tutto il mondo professionale che gioca un ruolo con il senso di adattamento alla società, il disagio non è più così strettamente legato alla famiglia e posso immaginare che le sparizioni volontarie di adulti siano legate a conflitti che non sono riconducibili primariamente alla rete familiare, ma in modo più allargato all’area sociale in primis a quella del mondo lavorativo».
Il grande rebus è come prevenire questo fenomeno che porta con sé molto dolore. «La scomparsa di una persona cara è paragonabile a un lutto – spiega Gelo – e quando muore qualcuno il problema è per chi rimane. Immaginiamoci la famiglia di un giovane oppure la famiglia di un adulto che non torna a casa. Un fratello, un figlio che scompare. Gli effetti sono, ovviamente, laceranti. Poi, ovvio, se c’è lo scomparso viene ritrovato questi effetti si possono risolvere nel breve termine perché dopo il ritrovamento può essere favorita la ricomposizione familiare, ma se la persona non torna c’è un lutto complicato da elaborare. Si tratta di un vero e proprio trauma, inteso come un evento che rappresenta come dire uno squarcio nella trama delle nostre esperienze quotidiane. In questo caso si parla di lutto complicato, una variante problematica del lutto normale. La reazione di grande sofferenza che segue la morte di una persona cara se non si risolve dopo sei, dodici mesi e quindi continuano a esserci dei vissuti di profondo malessere nonostante sia passato molto tempo il lutto diventa patologico. Nel caso della scomparsa è questo il rischio perché è difficile farsi una ragione dell’assenza».