Il caso

Lecce, droga a fiumi in carcere e rischio rivolte anarchiche in Borgo San Nicola

Mauro Ciardo

Sollecitati interventi dalle istituzioni e, intanto, da Lecce «parte» una lettera ai rappresentanti territoriali del Governo

LECCE - «I penitenziari si stanno trasformando in piazze di spaccio con gli agenti senza adeguata formazione, mentre a Lecce, insieme ad altre carceri pugliesi, c’è il rischio rivolte, anche di matrice anarchica».

Chiede un intervento urgente con i prefetti il sindacato Osapp di Puglia, che da Lecce ha fatto partire una lettera alle rappresentanze territoriali del Governo, per illustrare un quadro allarmante sulla situazione all’interno delle strutture di pena.

«Nelle carceri – spiegano i vertici del sindacato della polizia penitenziaria - da tempo si osserva il crescente fenomeno dell'allestimento di vere e proprie piazze di spaccio e la conseguente degenerazione del sistema, all'interno del quale dovrebbe veicolarsi un messaggio di sicurezza e legalità, connesso alla finalità costituzionale del reinserimento sociale». Gli agenti, attraverso il segretario nazionale del sindacato autonomo, Leo Beneduci, hanno chiesto al Ministro della giustizia, Carlo Nordio, e al capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, Giovanni Russo, che gli agenti ricevano una formazione adeguata a contrastare questa situazione, ad esempio rinvenire sostanze e oggetti vietati dalla legge come stupefacenti e psicofarmaci. «Il personale non ha mai avuto una qualificata cognizione - sottolinea l'Osapp - contro il diffondersi di nuove droghe, alcune delle quali, come la ketamina, vengono veicolate impregnando fogli o magliette, oppure ingerite con il sistema degli ovuli, che rappresentano un grave rischio per l'incolumità degli spacciatori».

Poi l’allarme rivolte, che vede coinvolto anche l’istituto leccese di Borgo San Nicola. «Si percepisce l’eventualità che si verifichino forme di protesta da parte della popolazione detenuta – è l’allarme lanciato dal segretario pugliese dell’Osapp, Ruggiero Damato - attraverso forme di disordine o ancor peggio di rivolte, anche da parte di gruppi anarchici o che condividono forme di protesta per particolari regimi detentivi. L’attenzione è massima – insiste - circa aggressioni e tentativi di introduzioni di sostanze stupefacenti e telefoni cellulari».

L’appello del sindacato è rivolto al prefetto di Lecce ma anche ai prefetti di Bari, Foggia e Taranto, con la richiesta di un incontro urgente entro Pasqua, da svolgersi possibilmente nella sede della Regione Puglia alla presenza del governatore Michele Emiliano. «Riteniamo che sia da prendere in seria considerazione l’emergenza – avverte l’Osapp - la nostra richiesta è finalizzata a un’effettiva esigenza di incontro e confronto, per illustrare una situazione di enorme disagio e senso di abbandono che vivono donne e uomini della polizia penitenziaria. Nel solo carcere di Lecce – ricorda Damato - all’inizio c’erano 950 agenti per 700 detenuti, oggi ce ne sono 540 per una popolazione carceraria di oltre 1200. Chiediamo un incontro urgentissimo – conclude - per portare le proposte sul tavolo del Governo». Qualcosa bisogna fare prima che sia troppo tardi.

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