La denuncia
Lecce, dimesso con infarto ischemico, finisce su sedia a rotelle: aperta indagine
L'odissea di un 68enne: se fosse stato curato in tempo ora non sarebbe paralizzato
LECCE - Un presunto caso di malasanità, tutto da chiarire, che ha per protagonista un pensionato leccese di 68 anni finito su una sedie a rotelle dopo un infarto ischemico. Il sospetto è che quest’ultima conseguenza poteva essere evitata. Per questa ragione, è stata presentata una dettagliata denuncia sulla quale la magistratura sarà chiamata ad esprimersi.
Una vera e propria odissea quella segnalata da E. S., che ha messo tutto nero su bianco consegnando la sua denuncia ai carabinieri della stazione Santa Rosa, zona in cui il pensionato abita.
Il 68enne comincia ad avvertire problemi il 19 gennaio scorso, quando accusa un malore che richiedeva un intervento medico.
Purtroppo, in stato confusionale, non riesce a comporre i numeri al cellulare e - stando alla denuncia - avverte un senso di paralisi che ormai avvolge quasi tutto il corpo. In ogni caso, riesce comunque a chiamare il 118 e i soccorsi sono tempestivi, tanto che nel giro di qualche minuto il pensionato è già al Pronto Soccorso dell’ospedale «Fazzi». Purtroppo, come è capitato sempre più spesso negli ultimi tempi, finisce in «pre ricovero»: ossia in un camerone colmo di ammalati in attesa di eventuale ricovero. Il protagonista della vicenda sarebbe stato destinato in Neurologia. Ricovero che comunque non sarà mai disposto. Circa 15 ore dopo l’accettazione, in pratica il giorno successivo, viene dimesso in “ottima forma fisica” e “senza alcun problema” (è riportato nella denuncia) di carattere neurologico. Il tutto - stando al racconto dello stesso pensionato - senza ulteriori e più approfonditi controlli strumentali sebbene nel referto della Tac sia stato scritto: “Al persistere del quadro clinico effettuare valutazione specialistica neurologica”.
Come se non bastasse, sembra che nelle lunghe ore del pre ricovero, il pensionato non abbia potuto disporre di tutte le terapie per la patologie di cui risulta affetto e che - a detta del suo medico curante - non avrebbe mai dovuto interrompere con il risultato di patire dolori lancinanti. Insomma, solo dopo molte ore di attesa il 68enne è stato sottoposto ad una visita neurologica di tre minuti nel corso della quale non sarebbe stata disposta alcuna cura di mantenimento per evitare il peggioramento della situazione clinica. Il medico si sarebbe limitato a prescrivere il solo esame di una Tac dell’encefalo senza mezzo di contrasto, che veniva effettuata... con urgenza, dopo diverse ore. Stando alla denuncia, durante le ore di prericovero, il 68enne sarebbe stato rassicurato da un medico sul suo stato di salute, nonostante avvertisse e segnalasse diversi problemi.
“Per noi tu stai bene, se non ce la fai a stare da solo prenditi una badante”: questo avrebbe detto il medico, come riportato nella denuncia. Rientrato a casa, il pensionato è rimasto nel proprio domicilio per una decina giorni senza fare nulla per migliorare le sue condizioni di salute che sono rimaste gravi. Poi, il 29 gennaio, ha raggiunto l’ospedale di Tricase: ormai semiparalizzato e su una sedia a rotelle. A Tricase gli sono state praticate le cure del caso prima di essere trasferito nel reparto di Neurochirurgia, dove - secondo le stesso paziente - è stato «professionalmente assistito» sino alle dimissioni avvenute il 10 febbraio, sempre sulla sedia a rotelle. Il dubbio resta. Un intervento immediato dopo l’infarto ischemico avrebbe potuto scongiurare la paralisi? Insomma, il ricorso costante alla sedia a rotelle (un problema che si aggiunge ad altre patologie) poteva essere evitato? Saranno i magistrati, dopo le necessarie perizie, a stabilirlo.
LA PRECISAZIONE DEL VITO FAZZI
«Il 19 gennaio 2022 il paziente, Covid positivo, giungeva al Pronto soccorso del Fazzi riferendo di trovarsi in stato confusionale da due giorni», precisa l'ufficio stampa dell'ospedale Vito Fazzi e dell'Asl di Lecce. «L'uomo, sottoposto prontamente a esami del sangue, ecg, valutazione neurologica e a tutti gli accertamenti del percorso stroke non presentava, dai referti, anomalie o deficit. Anche le due Tc, con contrasto e senza contrasto, escludevano qualunque patologia acuta cerebrale. Per tali ragioni il paziente veniva dimesso dopo un tempo di permanenza complessivo di 11 ore e 22 minuti. Dall'analisi degli atti d'ufficio non emergono anomalie inerenti le procedure sanitarie adottate», conclude la nota.