Nel Salento
Casarano, truffa dei radiofarmaci da 3,6mln: nessuna condanna
In fumo fondi pubblici che dovevano servire per produrre il liquido di contrasto. Ma c'è il fascicolo della Corte dei Conti
Nessuna condanna per la truffa dei radiofarmaci della Sparkle, l’azienda di Casarano che ha percepito 3,6 milioni di euro di fondi regionali con l’obiettivo di produrre il liquido di contrasto necessario agli esami con la Pet-Tac. Lo ha stabilito la Seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, dichiarando la prescrizione delle accuse (truffa aggravata, falso e abuso d’ufficio) contestate a vario titolo a sei persone tra cui il medico marchigiano Gianluca Valentini, 62 anni, amministratore di fatto della società, e di altri suoi collaboratori, oltre che di una dipendente del Comune di Casarano che avrebbe commesso irregolarità nelle procedure del bando per l’assegnazione dei finanziamenti pubblici previsti dal «Pit 9».
La fabbrica venne sequestrata dalla Finanza a dicembre del 2015. Nel 2016 la Corte dei conti ha disposto il sequestro per equivalente di beni immobili e conti correnti bancari per un valore complessivo di 3.650.000 euro, pari al totale dei finanziamenti ottenuti dalla Sparkle, nata in Salento su iniziativa degli imprenditori marchigiani per la produzione di medicinali e preparati farmaceutici, tra cui il luorodeossiglucosio, utilizzato come liquido di contrasto nella Pet - Tac, l’esame strumentale per la diagnosi di sospette patologie tumorali. Secondo l’accusa gli imprenditori marchigiani non avrebbero messo un solo centesimo nella società, avendo «realizzato un aumento fittizio del capitale sociale al fine di apportare mezzi di capitale proprio, fino a raggiungere la quota pari al 39,34 per cento del valore complessivo di investimento, per poter conseguire l’erogazione dei fondi per la realizzazione di una unità produttiva di radiofarmaci a Casarano».