A Casarano

Filanto, truffa coi fondi pubblici: confiscati beni per 10 milioni

Francesco Oliva

Sanzioni da 300 a 400mila euro e interdittive a tutte le aziende del ramo

LECCE - Reato prescritto per gli imputati, ma la società Filanto non esce indenne dal processo per la presunta truffa con i finanziamenti pubblici erogati dalla Regione. Il giudice monocratico Fabrizio Malagnino ha condannato la società casaranese a una sanzione pecuniaria di 400mila euro oltre all’interdittiva di 1 anno che le vieterà di stipulare contratti con la pubblica amministrazione. Stesso verdetto per altre aziende del ramo: il Consorzio Produttori Salentini Calzature, la Tecnosuole; l’Italiana Pellami e il Tomaificio Zodiaco. Nei confronti della Iris Sud è stata applicata la sanzione amministrativa pecuniaria di 300mila euro e quella interdittiva (sempre per 1 anno) dell’esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l’eventuale revoca di quelli già concessi. Il dispositivo prevede anche la confisca dei beni mobili e immobili di tutte le società per un valore complessivo pari al profitto conseguito. Pari a 4 milioni e mezzo per la prima ipotesi di reato (truffa ai danni della Regione Puglia) e di quasi 6 milioni per la seconda accusa (truffa ai danni dell’Inps). Non solo.

La prescrizione aveva invece cancellato già da tempo il reato nei confronti delle persone fisiche: Sergio Antonio Filograna, nel ruolo presidente del Consiglio di amministrazione della Filanto spa; la sorella Maria Antonietta Filograna, uno dei legali rappresentanti del Consorzio; l’allora consigliere provinciale Gabriele Caputo, in qualità di legale rappresentate della Iris Sud; Anna Lupo, legale rappresentante del Tomaificio Zodiaco; Antonia Montedoro, legale rappresentante Italiana Pellami e i legali rappresentanti che si sono succeduti alla Iris: Giuseppe Baiardo, Silvia Perico, oltre al già citato Caputo.
L’inchiesta, condotta dal Gruppo tutela spesa pubblica della Guardia di Finanza, e coordinata dall’allora sostituto procuratore Antonio Negro, venne avviata nel 2009. Secondo le indagini, gli imputati, in violazione del bando di concessione del finanziamento regionale, avrebbero architettato un’operazione finalizzata a scorporare veri e propri rami d’azienda della Filanto (riconducibile al defunto patron Antonio Filograna), che non avrebbe potuto attingere ai fondi Pia perché di notevoli dimensioni e, quindi, fuori dal requisito di piccola e media impresa. Dirottandoli alle società aderenti al Consorzio, costituito da Tecnosuole Srl, Tomaificio Zodicaco Srl, Italiana Pellami Srl e Iris Sud Srl, avrebbe invece ottenuto contributi per circa 4 milioni e mezzo di euro. 

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