Accadde oggi

Settembre del 1915, alluvione su Bari

Annabella De Robertis

L’edizione del 4 settembre 1915 de «Il Corriere delle Puglie» non va in stampa. La sera prima Bari è stata colpita da una tremenda alluvione, che causa ingenti danni, morti e feriti

L’edizione del 4 settembre 1915 de «Il Corriere delle Puglie» non va in stampa. La sera prima Bari è stata colpita da una tremenda alluvione, che causa ingenti danni, morti e feriti: «Come i lettori han facilmente compreso, ieri non ci fu possibile pubblicare il giornale per l’interruzione della corrente elettrica. Chiediamo venia ai lettori dell’accaduto, offriamo oggi una larga cronaca degli avvenimenti», si legge sul quotidiano del 5 settembre. Ecco quanto avvenuto: «Nel pomeriggio, dopo parecchie ore di pioggia lenta e quasi continua si scatenò sulla città un temporale impetuoso, che divenendo di minuto in minuto più violento, assunse proporzioni impressionanti: a sera si riversò una pioggia torrenziale accompagnata dal continuo rombo dei tuoni e dal guizzo, frequente dapprima, ininterrotto poi, della folgore che inondava di vivida luce vastissime zone di cielo, offrendo nella notte buia una visione apocalittica».

Tornato il sereno, si scatena un «panico indescrivibile all’annunzio, partito non si sa da dove, dell’avanzata di un torrente alluvionale». Tutti si riversano per strada: «strani cortei di gente di ogni classe, più o meno vestita; cittadini che recavano sulle braccia bambini e da ogni parte echeggiava sinistro il grido angoscioso: la mena! la mena!». Intorno alle 21.45 inizia la sua discesa dalla via del Picone una corrente sempre più impetuosa, che si unisce ad un’altra proveniente dalla via di Capurso: entrambe si dirigono lungo il corso del canalone e invadono la parte alta della città inondando portoni, case basse, negozi. Il fiume alluvionale si inoltra per via Trevisani, prosegue verso via Gioacchino Murat, si infrange lungo la banchina del molo Pizzoli, che viene quindi fatta saltare con la dinamite per consentire il regolare deflusso al mare. «In pochi istanti il volume delle acque, divenendo maggiore, immerse tutta la vasta zona in un mare limaccioso e violento.

La corrente nel suo decorso aveva tutto travolto. Sull’acqua rossastra galleggiavano carri, masserizie strappate fuori dalle case, carogne di animali sorpresi nelle stalle, e l’impetuosa colonna d’acqua si elevava sempre più, offrendo agli abitanti dei piani superiori dei vari palazzi, una visione orrenda». In piena notte l’acqua raggiunge l’altezza di un metro. I disastri maggiori, tuttavia, si verificano in un’altra zona della città, allora periferica, adesso il cuore del quartiere Libertà: Via Manzoni e tutte le strade parallele da via Calefati a via Crisanzio sono completamente invase dalle correnti alluvionali. Gli aiuti giungono presto, ma non sempre in tempo. L’Italia, occorre ricordarlo, è da alcuni mesi entrata nel primo conflitto mondiale e Bari ha già conosciuto i primi effetti della guerra: sono pochi, ma valorosi, i soldati presenti sul territorio che riescono a soccorrere le persone isolate utilizzando barche requisite al porto. Si conteranno, alla fine di quella terribile notte, una ventina di morti, tra cui alcuni bambini: la maggior parte delle vittime è sorpresa nelle proprie abitazioni dalle esplosioni di gas o è travolta per strada dalla corrente. A nulla è servita l’iniziativa intrapresa in seguito all’alluvione che aveva colpito Bari dieci anni prima, nel febbraio 1905: la costruzione di un canale di deflusso nei pressi di via Crisanzio e via Trevisani non viene completata in tempo per proteggere la città in occasione della nuova calamità. Non è infatti, quella del 1915, la prima violenta alluvione della storia della Terra di Bari, da sempre afflitta da questo fenomeno. Il più antico episodio di cui siamo a conoscenza risale al 1567, quando il canale realizzato dalla duchessa Isabella d’Aragona – nel tentativo di trasformare il borgo di Bari in una vera e propria isola o, molto più probabilmente, proprio con l’intento di fare da argine ai frequenti episodi alluvionali – si rivelò per nulla efficace. Il pantano creatosi dopo l’inondazione prese, per l’appunto, il nome con cui ancora oggi i baresi chiamano quella zona: Marisabella.

La configurazione urbanistica del borgo nuovo, la città moderna costruita per volere di Gioacchino Murat a partire dal 1813, nel suo impianto a scacchiera ben poco ha tenuto conto delle caratteristiche idrogeologiche della zona, contribuendo perciò alla portata dei disastri dell’inizio del secolo scorso. Nel novembre 1926, infatti, la storia si ripeterà tragicamente: la violentissima alluvione è documentata da straordinarie fotografie dello studio Ficarelli, conservate presso l’Archivio di Stato di Bari. I sei morti e le decine di feriti del 2005 ci ricordano che, ancora oggi, i rischi di nuovi eventi alluvionali non possono essere sottovalutati.

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