Epilogo tragico: Iole Tassinari uccisa e fatta a pezzi
TREVISO - All'una e trenta di questa notte è sfumata l'ultima speranza di trovare viva Iole Tassitani, rapita il 12 dicembre scorso a Castelafranco Veneto, in provincia di Treviso. La 42enne, figlia di un notaio, è stata uccisa e fatta a pezzi da Michele Fusaro, un falegname e venditore porta a porta, con disturbi psichici e già coinvolto in un sequestro alcuni anni fa.
L'uomo è stato arrestato durante il blitz messo a segno dai carabinieri a Bassano del Grappa, dove viveva.
Dopo una prima sommaria perquisizione nella casa dell'uomo la prima telefonata al colonnello Paolo Nardone, capo dei carabinieri di Treviso «abbiamo trovato dei sacchi con della carne, sembra carne umana». Alcune verifiche hanno portato subito a capire che si trattava del corpo smembrato di Iole. Il corpo senza vita è stato rinvenuto in un garage: era stato minuziosamente smembrato e chiuso in sacchi della spazzatura. A compiere un delitto più che mai efferato Michele Fusaro, un falegname di 41 anni residente a Bassano del Grappa.
L'uomo, che lavorava in una ditta di mobili, non ha confessato il delitto, si è chiuso nel silenzio.
Secondo quanto ricostruito dagli uomini dell'Arma il 41enne faceva anche un secondo lavoro, il piazzista. Proprio così avrebbe conosciuto la vittima. Entrambi, sebbene in periodi diversi ma prossimi l'un l'altro, avevano lavorato nella stessa ditta per la quale vendevano prodotti per la casa porta a porta. In questo frangente avevano instaurato un rapporto di conoscenza. Fusaro e la Tassitani sarebbero poi rimasti in contatto: questo è provato da numerosi dati, inclusi alcuni messaggi via internet, trovati nei rispettivi computer. Il presunto assassino era già noto alle forze dell'ordine per aver partecipato a un altro sequestro di persona, «fatto a scopo di libidine», hanno spiegato gli inquirenti. Il suo
ruolo in quella vicenda era stato marginale. Dopo quell'episodio del
1987 più nulla: una vita apparentemente tranquilla; una figlia, una
moglie dalla quale era separato, e i due lavori.
Stando a quanto emerso durante l'attività investigativa la vittima sarebbe stata uccisa al massimo a 4 ore dalla scomparsa: nella notte del 12 dicembre scorso. Fusaro avrebbe prelevato Iole, con l'auto di lei si sarebbero portati in un luogo appartato, non ancora reso noto dagli inquirenti, e lì si sarebbe consumato il delitto. Con una certa meticolosità l'uomo, dopo avere ucciso la donna, l'avrebbe fatta a pezzi riponendo in tre sacchi della spazzatura parti del cadavere: in un sacco è stato trovato il tronco, negli altri gli arti e sotto a tutto sembra sia stata trovata la testa. Accanto ai sacchetti le scarpe e i vestiti della donna
ordinatamente ripiegati.
Dai primi rilievi nel garage non sono state rilevate tracce di sangue: questo ha portato gli inquirenti a dedurre che l'omicidio e lo smembramento siano avvenuti appunto altrove. Per cercare di capire le
cause del decesso e stabilire anche quale possa essere stata l'arma del delitto bisogna ora attendere i risultati dell'autopsia. Intanto l'appartamento del presunto assassino è stato esaminato dal Ris Parma: un luogo molto ordinato; trovati alcuni libri sull'occultismo.
Un fatto atroce: così il procuratore capo di Venezia,
Vittorio Borraccetti, ha commentato l'omicidio. «I timori su un tragico epilogo c'erano da quando abbiamo capito che c'erano aspetti
non chiari nel fatto - ha aggiunto -. Personalmente ho avuto dei timori fin dall'inizio». A Fusaro, che è ora rinchiuso nel carcere di Vicenza in evidente stato confusionale e guardato a vista perché si teme possa compiere un gesto estremo, si è arrivati grazie a una serie di filmati registrati da telecamere di sorveglianza che hanno permesso di ricostruire i movimenti dell'uomo tra Castelfranco, l'area di Cittadella (Padova) e Bassano del Grappa.
Fondamentale è stata anche la testimonianza di un extracomunitario che, in seguito agli appelli lanciati i giorni scorsi, ha raccontato di essere stato contattato da un italiano per un progetto di sequestro. Nei giorni scorsi poi un testimone oculare ha riferito di aver visto, la 42enne di Castelfranco Veneto, salire su un'auto, guidata da un nordafricano: questa testimonianza avrebbe portato gli inquirenti a battere anche la pista di una banda di immigrati. Pista battuta fino all'epilogo di stanotte.
Borraccetti ha sottolineato che comunque sono in corso indagini
per appurare se vi siano altre persone coinvolte, anche se sembra che
la vicenda sia stata orchestrata integralmente da Fusaro, «un soggetto disturbato psichicamente». Si tratta comunque, ha spiegato il procuratore, «di un sequestro progettato ai fini di estorsione».
Fusaro aveva organizzato tutto, inclusa la messa in scena successiva alla morte di Iole: si spostava dalla sua casa per telefonare col cellulare della sua vittima in zona Cittadella, poi, dopo aver spento l'apparecchio, rientrava a casa. Fusaro aveva messo in atto questa prassi per tre volte: le prime due per fare uno squillo e una successiva per richiedere il riscatto. Il telefonino è stato trovato in un pacco di zucchero nell'appartamento del falegname. La famiglia della vittima ha saputo del tragico epilogo del sequestro nel cuore della notte: secondo l'avvocato della famiglia, Roberto Quintavalle, che in questi giorni sta tenendo i rapporti con la stampa, «la notizia è stata riferita a un'ora, un'ora e mezza dal ritrovamento». «In questi giorni il papà di Iole aveva pensato al peggio», ha riferito inoltre il legale. «Speravamo ancora - ha detto - soprattutto dopo questa richiesta di riscatto avanzata nei giorni
soccorsi, speravamo in una positiva evoluzione del caso». Ma adesso
non resta più nulla se non «una città a lutto», come ha detto il
sindaco di Castelfranco Veneto, listando di nero le bandiere del
Comune.