La curiosità
La parola dell'anno 2025 è «fiducia»: ecco la scelta della Treccani
Dopo “rispetto”, l’attenzione si sposta su un valore che unisce individui, comunità e istituzioni
L’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani ha scelto “fiducia” come parola dell’anno 2025, raccogliendo il testimone da “rispetto”, selezionata nel 2024. Una decisione che rispecchia il clima sociale attuale e il bisogno diffuso di guardare al futuro con maggiore serenità, in un periodo segnato da instabilità geopolitica e tensioni sociali.
La fiducia viene interpretata come risposta essenziale a questa incertezza: un valore che si fonda sulla forza delle relazioni umane e sulla capacità di costruire legami solidi, affidabili e duraturi, non solo tra le persone, ma anche tra cittadini e istituzioni. È una parola che attraversa molte dimensioni dell’esperienza umana — da quella personale, come la fiducia in sé stessi, a quella collettiva, come la fiducia nel prossimo e nella società — e che implica sempre il riconoscimento di un legame percepito come stabile e rassicurante.
Il Dizionario dell’italiano Treccani 100 definisce la fidùcia come «l’atteggiamento di tranquilla sicurezza che nasce da una valutazione positiva di una persona o di un gruppo di persone, verso altri o verso sé stessi». Una definizione che mette al centro la dimensione relazionale e la naturale propensione dell’essere umano a cercare connessioni significative.
La scelta è stata rafforzata anche dai dati provenienti dal portale Treccani, dove “fiducia” risulta una delle parole più cercate dagli utenti, in particolare dai giovani, registrando l’aumento percentuale più significativo rispetto all’anno precedente.
Termine antico, erede del latino fides, fidelitas, e profondamente radicato nella cultura medievale, “fiducia” richiama concetti come affidamento, confidenza, fedeltà, responsabilità e speranza. Lo ricorda anche Adamo Scoto con l’espressione «fiducia erecti et confirmati», nella fiducia edificati e confermati.
Per Treccani, la fiducia non è solo un sentimento, ma una pratica quotidiana: un patrimonio condiviso che permette di nutrire il vivere insieme e costruire una società più stabile e coesa.