Test di ingresso addio

Facoltà di Medicina, verso lo stop al numero chiuso: ok dal Senato al testo base

A darne notizia è il presidente della Commissione Istruzione, il salentino Roberto Marti (Lega)

Il Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato ha adottato praticamente all’unanimità il testo base «per dire basta al numero chiuso a Medicina». A darne notizia è il presidente della Commissione, Roberto Marti (Lega), che esprime «molta soddisfazione per l'adozione del testo» con la «massima convergenza di tutte le forze politiche».

«Era ora: i grandi chirurghi e i medici si selezionano durante l’iter degli studi e poi si confrontano in sala operatoria e in corsia. Non certo con un assurdo sbarramento iniziale con test a crocette». Lo afferma in una nota il presidente del Veneto, Luca Zaia, commentando la decisione del Comitato Ristretto della Commissione Istruzione del Senato di approvare il testo base con cui si abolisce numero chiuso a Medicina.
«Quanti validi professionisti della sanità avremmo potuto avere nei nostri ospedali - prosegue Zaia - senza il test di ingresso a medicina? Ci troviamo invece con una carenza di 50mila medici in Italia e 3.500 in Veneto, per scelte sbagliate calate dall’alto a livello nazionale in passato. Sono anni che, di fronte alle difficoltà di reperimento di medici e alla diminuzione dei giovani che vogliono intraprendere questa difficile professione, chiedo un ampliamento della base di reclutamento, che non può che passare attraverso un più facile accesso alla facoltà di Medicina, senza stroncare in partenza sogni e vocazioni tramite quiz. Era davvero ora che arrivasse un cambio di passo».

Secondo Zaia «il merito, da valutare a un certo punto del percorso accademico, è la via giusta per creare una ragionevole selezione. A che punto farlo è ovviamente compito del legislatore nazionale. Così si otterrà che ad andare avanti siano sempre i migliori, più determinati e più avvezzi alla professione, ma la selezione partirà da una larga base, che è anche sinonimo di democrazia, perché a tutti viene data una chance di dimostrare il proprio valore. La crisi dei camici bianchi l’Italia la sta vivendo adesso - conclude - ma cominciare a costruire un futuro diverso, come in questo caso, è estremamente importante».

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