L'intervista
Gesmundo :«Al congresso Cgil di Rimini confronto concreto con Giorgia Meloni»
Il segretario generale pugliese parla di «alleanza con la Chiesa per costruire la pace»
«Il lavoro crea il futuro» è il titolo del congresso nazionale della Cgil che parte oggi a Rimini, Pino Gesmundo, segretario generale pugliese, quali le linee dell’assise?
«Partiamo dalle basi poste nello scorso congresso. Il lavoro è al centro della nostra azione. Al tempo della pandemia proprio i lavoratori hanno salvato l’umanità, mentre la grande parte della cittadinanza era rinchiusa per evitare contagi: basti pensare a medici, braccianti, vigili del fuoco. Dovevamo uscirne migliori».
Invece?
«Ne stiamo uscendo peggiori e per questo come Cgil mettiamo il lavoro al primo posto in un orizzonte nel quale l’intera condizione sociale deve essere rimodulata: dal fisco alla sanità, alle politiche industriali. Ci sono troppe fasce di fragilità trascurate mentre diventa imponente il tema della desertificazione demografica. E non dimentichiamo le transizioni digitali e green, il Pnrr».
Sulle politiche industriali, resta insoluto il nodo del futuro dell’ex Ilva. A che punto è la vertenza?
«I segnali non ci soddisfano. Non ci accontentiamo di una azienda che campicchi, perché può produrre grandi volumi con una ambientalizzazione della fabbrica. I tempi con cui si fanno gli investimenti sono lunghi e le risorse insufficienti. Non c’è ancora un piano industriale definito, che non riguarda solo i lavoratori, ma anche Taranto, le politiche industriali strategiche del Paese, per l’automotive e non solo».
Ci saranno ospiti internazionali. Ci sono pratiche sindacali all’estero da recepire?
«Abbiamo un modello di relazioni industriali nel quale la partecipazione dei lavoratori è una opportunità da cogliere, come nel modello tedesco. In Spagna c’è l’attualità della riduzione dell’orario di lavoro e della contrattualistica a tempo indeterminato. L’Italia può determinare a sua volta un laboratorio autonomo, essendo un paese manifatturiero di rilievo, pronto alla sfida della produzione delle auto elettriche: tanti lavoratori entro il 2035 saranno fuori dallo schema produttivo e vanno in fretta inseriti in percorsi di formazione. È necessario un confronto sul lavoro, sulla qualità del lavoro e la buona occupazione. Non conta solo il profitto».
Che bandiere sindacali che avete consolidato in Puglia?
«Ci sono buone pratiche nelle politiche dell’accoglienza e della sanità. La nostra battaglia contro l’autonomia differenziata rientra in una discussione che vuole far riflettere su un trend negativo per la qualità della vita nel Sud. Spesso si ragiona su investimenti e Pil e si dimenticano i poveri sempre più poveri. Il tema della redistribuzione è cruciale. Abbiamo l'esperienza di una grande regione che ha investito, con i fondi comunitari, sui trasporti e la mobilità, l’aerospazio, la meccatronica. Possiamo diventare un hub energetico, se scommettiamo sulle competenze. Poi una proposta».
Quale?
«Chiederemo al congresso di lanciare una grande manifestazione nazionale contro la riforma Calderoli».
Il rapporto Cgil-Zuppi?
«C’è una grande alleanza con il mondo cattolico. Inseguiamo e costruiamo la pace e la Chiesa - dopo l’udienza in cui ci ha accolto il Papa - sdogana una certa resistenza rispetto ad un mondo che aveva da visione differente».
Bergoglio a Buenos Aires ha avuto modo di conoscere a fondo il sindacalismo argentino…
«Aveva un buon dialogo con il mondo sindacale».
Cosa vi attendete dall’intervento di Giorgia Meloni? Troverà una platea ostile?
«Invitiamo tutti i premier. Al congresso regionale abbiamo accolto il ministro Raffaele Fitto e il viceministro Francesco Paolo Sisto. Abbiamo avuto un dibattito franco. L’intervento della Meloni sarà un momento importante di confronto. La Cgil è in grado di accogliere con il rispetto dovuto la presidente del Consiglio. Ma non saremo accondiscendenti sulle sue visioni. Ci confronteremo con elementi di concretezza e chiarezza. Avrà modo di interloquire con la piattaforma presentata dal segretario generare Landini».