Il processo

Mentirono sulle escort? «Non sono condannabili»

Isabella Maselli

Ecco perché due personaggi chiave sono stati assolti

BARI - Se coloro che hanno mentito sulle notti di sesso a pagamento con Silvio Berlusconi lo hanno fatto per difendere il proprio onore o per evitare di autoaccusarsi di un reato, allora non possono essere condannati per falsa testimonianza. Le loro bugie, cioè, non sono punibili. È la ragione per la quale Roberta Nigro, tra le donne portate dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini alle feste dell’ex presidente del Consiglio tra il 2008 e il 2009, e Dino Mastromarco, all’epoca autista di «Gianpi», sono stati assolti. Diverso ragionamento vale per le altre tre «escort» imputate (e condannate a 2 anni di reclusione, pena sospesa) dinanzi al Tribunale di Bari, sempre con l’accusa di aver mentito, negando di essersi prostituite a Palazzo Grazioli e Villa Certosa con Berlusconi.

Per Vanessa Di Meglio, Sonia Carpentone e Barbara Montereale, il giudice monocratico Mario Mastromatteo ritiene che «il danno derivante nella sfera dell’onore e dell’immagine delle tre non emerge in maniera sufficientemente chiara» e, anzi, «il contenuto delle intercettazioni evidenziava uno stabile e continuativo inserimento nel mondo del meretricio e una non occasionale e perdurante disponibilità ad essere coinvolte negli episodi di prostituzione organizzati da Tarantini, evenienze che escludono la possibilità di giustificare il reato commesso per un mero timore di un danno all’onore, già verosimilmente compromesso alla luce della loro situazione personale e sociale».

Citati come testimoni nel processo per reclutamento della prostituzione, che si è concluso con condanna irrevocabile per Tarantini a 2 anni e 10 mesi di reclusione, i cinque imputati avrebbero mentito. «Il contenuto delle intercettazioni - scrive il giudice Mastromatteo nella sentenza - non lascia adito a dubbi circa l’epilogo delle serate, né sul fatto che le imputate si fossero fermate da Berlusconi per la notte, né sul fatto che, dopo i rapporti sessuali consumati con lui, avessero ricevuto un corrispettivo» e «proprio sulla scorta delle intercettazioni risulta incontrovertibile la falsità delle deposizioni rese», negando il sesso e il denaro poi ricevuto. «Chi paga? Chiediamo a lui o a te?» è solo una delle frasi intercettate tra l’imputata Di Meglio e Tarantini in occasione di una delle serate. Nelle circa sessanta pagine di motivazioni, il giudice ripercorre gli episodi più noti e piccanti della vicenda «escort», o almeno ciò che emerso nelle aule di giustizia su quelle notte di sesso e soldi.

Per Roberta Nigro, però, poiché «l’attività di meretricio era stata isolata, occasionale e mossa essenzialmente da difficoltà lavorative, la sua ammissione ne avrebbe irrimediabilmente vulnerato la reputazione, soprattutto nella sfera lavorativa, tenuto conto che aveva ottenuto una stabile occupazione in Mediaset proprio grazie alla intercessione di Berlusconi, il fruitore delle sue prestazioni sessuali».

Per quanto riguarda l’ex autista di «Gianpi», Dino Mastromarco (difeso dagli avvocati Gaetano e Luca Castellaneta), «se avesse detto la verità - spiega il giudice - , e quindi ammesso di aver accompagnato per conto di Tarantini le ragazze nelle residenze dell’allora premier nella piena consapevolezza del loro meretricio, avrebbe nella sostanza confessato la propria responsabilità penale sul favoreggiamento della prostituzione delle ragazze». Avrebbe quindi mentito per non autoaccusarsi di un reato, «per sottrarsi al pericolo di essere incriminato».

A Bari è in corso un altro processo sulle presunte bugie dette nell’ambito della vicenda «escort», questa volta dallo stesso Tarantini durante le indagini, secondo la Procura pagato da Berlusconi (imputato per induzione a rendere false dichiarazioni). È attesa invece per la prossima settimana la sentenza a Milano del processo «Ruby Ter», dove Berlusconi risponde di corruzione in atti giudiziari per aver pagato - è l’ipotesi accusatoria - alcune ex ospiti delle serate di Arcore perché non testimoniassero contro di lui.

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