regionalismo
«L’autonomia è una chance ma va colmato il gap del Sud»
Capone (Ugl): «I Lep? Ora soluzioni concrete alle disuguaglianze tra regioni»
L’autonomia come assunzione di responsabilità e occasione per le classi dirigenti a condizione che si colmi in fretta il gap infrastrutturale del Mezzogiorno: Paolo Capone segretario generale dell’Ugl, intervenuto a Palazzo di Città, a Bari, per la presentazione dell’iniziativa culturale promossa dalle Edizioni sindacali (curate da Ada Fichera e Fiovo Bitti), coniuga attenzione per le criticità del Sud con la necessità di dare risposte efficaci contro la crisi economica.
Segretario Paolo Capone, c'è molta preoccupazione per gli effetti dell'introduzione dell'autonomia differenziata nel Mezzogiorno. L'Ugl come si pone di fronte alla riforma del regionalismo rafforzato?
«È una preoccupazione legittima da parte dei cittadini ma l’introduzione dell’autonomia differenziata potrebbe rappresentare un'assunzione di responsabilità da parte delle classi dirigenti del Meridione. Credo che una maggior autonomia può funzionare se, e solo se, il gap infrastrutturale del Sud venga immediatamente colmato da un piano straordinario di interventi. In tal senso, i fondi del Pnrr rappresentano una importante opportunità per rilanciare gli investimenti nel Mezzogiorno e in Italia, in politiche industriali e occupazionali, con il fine di imporre un approccio costruttivo da parte di tutti gli attori sociali. Stiamo vivendo in un contesto già fortemente penalizzato da una pandemia e dalla crisi energetica, per cui bisogna porre l’accento sull’urgenza attuale data dal problema dell’occupazione, dei salari bassi, incrementando politiche di welfare per le famiglie e incentivando il turn over generazionale per dare ai giovani maggiori possibilità di inserimento nel mondo del lavoro».
Il nodo cruciale è l'introduzione dei Lep (livelli essenziali delle prestazioni), come argine a possibili disallineamenti sulla qualità dei servizi da regione a regione. C'è il rischio di creare un’Italia di serie A e una di serie B?
«Non corriamo il rischio di creare una Italia di serie A è una di serie B, perché questo è purtroppo lo stato dei fatti da molti, troppi anni. Certo che definire dei livelli essenziali di servizi e prestazioni può aiutare a evidenziare le differenze tra regioni su tutto il territorio nazionale con il fine, però, di trovare delle soluzioni concrete alle disuguaglianze in atto individuando, altresì, dei percorsi correttivi per rendere le risorse davvero omogenee tra le varie regioni».
Come valuta le prime risposte del governo alla crisi economica nel Paese?
«Rispetto al passato riscontriamo un indiscusso cambio di passo sul piano delle relazioni fra Palazzo Chigi e le parti sociali. Prendiamo atto di una significativa apertura al confronto e al dialogo con i corpi intermedi manifestata dal Governo, un presupposto essenziale per dare voce alle istanze dei lavoratori. In tale prospettiva, dunque, condividiamo la scelta di destinare gran parte delle risorse disponibili per contrastare i rincari delle bollette e tagliare il cuneo fiscale. È fondamentale, inoltre, abbandonare la logica dei sussidi e tornare a valorizzare le competenze e la competitività delle Regioni, puntando su politiche attive adeguate che rispondano in maniera efficace alla richiesta di nuove professionalità al fine di accompagnare il fenomeno della transizione energetica e digitale in atto».
In Puglia c'è la dolorosa vertenza Baritech. Quali le azioni che metterete in campo per difendere il lavoro?
«Il rifiuto della azienda di richiedere un altro ciclo di ammortizzatori sociali per verificare se ci sono manifestazioni di interesse da parte di acquirenti con dei piani industriali credibili, mette in evidenza la volontà della proprietà di dismettere le attività produttive per realizzare utili da operazione di carattere meramente immobiliare. È doloroso veder naufragare una struttura che ha prodotto negli ultimi anni fatturati notevoli, convertendo la produzione grazie a delle maestranze altamente qualificate. Stiamo assistendo, al netto di imprevedibili quanto auspicabili cambi di rotta, all’ennesimo episodio di desertificazione industriale che sta diventando una piaga del nostro Meridione».
Dossier Ilva: che giudizio dà della visione industriale del governo e dell'operato del presidente di Acciaierie d'Italia Franco Bernabè?
«C’è un confronto in atto e un inizio di dialogo tra i sindacati e i vertici aziendali. Come Ugl abbiamo richiesto un cronoprogramma e la sorveglianza dello stesso, attraverso una serie di incontri dettagliati sia a livello nazionale che territoriale per meglio affrontare i nuovi progetti legati alla sostenibilità e alla produttività del sito ex Ilva. L’obiettivo è quello di porre le basi per una salita della produzione nel rispetto indiscusso dell’ambiente e dei lavoratori, definendo i prossimi interventi ambientali e un piano di sicurezza all’interno dello stabilimento di Taranto».