L'intervista

«Niente soldi per i Lep, e Camere senza poteri, ecco le vere trappole»: l'allarme di Bianchi (Svimez)

Leonardo Petrocelli

«Si rischia di frantumare il Paese»

Non solo un rafforzamento della frattura fra Nord e Sud, ma il rischio concreto di inibire le politiche nazionali e la competitività stessa del Paese. La nuova bozza del ddl sull’Autonomia differenziata, al netto di qualche correzione, non convince affatto Luca Bianchi, economista, esperto di sviluppo territoriale e direttore generale della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno). Il suo grido di allarme arriva forte e chiaro: «Procedendo con la linea tracciata dalla bozza rischieremmo di trovarci venti regioni a statuto speciale e un’Italia completamente bloccata».

Direttore Bianchi, che tipo di bozza è approdata ieri sul tavolo del Governo?

«È un testo che introduce qualche miglioramento ma più formale che sostanziale. Penso al maggior coinvolgimento del Parlamento e all’enunciazione del principio per cui i Lep sono una premessa per l’attuazione dell’autonomia. Anche l’aver posto il limite di 10 anni alle intese, così come il maggior coinvolgimento del Ministero delle Finanze, è un fatto positivo. Ma, ripeto, è meno di quanto sembri».

Andiamo con ordine iniziando proprio dai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) che ai cittadini suonano ancora come un qualcosa di esoterico. Una volta per tutte, di che si tratta?

«In parole povere, la previsione di uno standard minimo di servizio da erogare in tutti i territori. È la definizione di una soglia»...

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