Il punto del direttore
Il partito del fare alla fine premia Emiliano e Urso
C’è ancora molto da fare. Il sindaco Piero Bitetti dovrà vigilare sugli impegni assunti e contenere le spinte centrifughe di pezzi della maggioranza che escono politicamente sconfitti
«Ha vinto l’Italia del fare» ci dice il ministro per le imprese Adolfo Urso al termine dell’ennesima giornata campale sul fronte ex Ilva e viene davvero difficile dargli torto.
Ha vinto l’Italia del fare e hanno vinto anche lo stesso Urso (paziente, tenace, determinato) che con il governatore Michele Emiliano può intestarsi l’esito positivo di una trattativa lunga e faticosa, divenuta una vera e propria corsa ad ostacoli quando alle pressioni interne degli ambientalisti che avevano persino portato alle dimissioni il neo sindaco di Taranto Piero Bitetti, si sono aggiunte le manovre della lobby degli acciaieri del Nord e quelle dell’inedito asse Renzi-Decaro-Conte per azzoppare Emiliano.
Decisivo è stato l’intervento della segretaria del Pd Elly Schlein che, sollecitata da Emiliano, ha richiamato tutti i suoi all’ordine, per salvare Taranto anche in coerenza con tutti i decreti salva Ilva varati nel corso degli ultimi 13 anni.
Il governatore Emiliano sulla decarbonizzazione dello stabilimento siderurgico di Taranto conduce una battaglia dal 2019, da quando presentò al Parlamento Europeo un parere, a nome della conferenza delle Regioni, che mirava proprio a far cessare il ciclo integrale a Taranto. La sua battaglia è stata avversata da una parte importante del suo partito - epici gli scontri dialettici con Renzi e Calenda - e all’inizio anche dai sindacati, che temevano (e ancora temono) l’equazione meno-carbone meno-occupati ma alla fine la battaglia l’ha vinta, sfidando anche l’impopolarità e lo scontro durissimo con gli enti locali che ieri mattina lo hanno lasciato da solo al cospetto del ministro Urso, salvo poi allinearsi al termine dell’ennesima ed estenuante mediazione. Emiliano ha avuto il merito di crederci e di coinvolgere tutta la dirigenza apicale della Regione Puglia, ieri a Roma al suo fianco malgrado l’imminente Ferragosto.
Certo, c’è ancora molto da fare. Il sindaco Piero Bitetti dovrà vigilare sugli impegni assunti e contenere le spinte centrifughe di pezzi della maggioranza che escono politicamente sconfitti, schiacciati dalla contraddizione di voler essere di lotta e di governo a seconda dei momenti (e delle nomine da incassare). Ma Bitetti non ha certo da temere rispetto ai numeri in Consiglio comunale perché il suo eventuale appello alla responsabilità rispetto ad una vertenza che coinvolge migliaia di lavoratori, troverà orecchie attente.
Anche il governo dovrà continuare ad avere la città di Taranto come osservata speciale. La decarbonizzazione è solo un pezzo di una operazione di rinascita che dovrà passare da importanti interventi infrastrutturali (l’autostrada finalmente alle porte della città, l’alta capacità sulla linea ferroviaria Taranto-Battipaglia, i voli civili per Fiumicino e Linate a Grottaglie), culturali (l’autonomia universitaria) e ambientali (demolizione e bonifica dei vecchi impianti del siderurgico e di quelli che verranno man mano dismessi).
A Taranto c’è tanto da fare.