il punto del direttore

Una prospettiva chiara e definita per andare oltre

mimmo mazza

Il passato non lo cambia nessuno ed esercitarsi sulle colpe di Melucci non sposta di un millimetro il destino di una comunità che continua a non sapere cosa fare da grande

C’è una immagine che racchiude efficacemente la cifra dell’esperienza amministrativa alla guida della città di Taranto di Rinaldo Melucci, esperienza conclusasi con due anni e 4 mesi di anticipo rispetto alla scadenza naturale. Ed è questa: mentre Melucci ieri mattina tagliava il nastro inaugurale della Tangenziale Sud - opera attesa da decenni, costata l’iperbolica cifra di quasi 10 milioni di euro a chilometro - parte della sua maggioranza - senza arte e senza appartenenza politica - aggiungeva le proprie firme a quelle dei consiglieri comunali di centrodestra, ponendo le basi per lo scioglimento del Consiglio comunale e il ritorno alle urne nella prossima primavera, tra maggio e giugno.

Possibile Melucci non sapesse nulla, esponendosi così a l’ennesima brutta figura, da dissociato con la realtà che gli capita attorno? Considerato il livello dei suoi consiglieri e ispiratori, è assolutamente possibile, avendo imbarcato di tutto di più, politicanti che incredibilmente hanno condizionato il passato, il presente e il futuro di Taranto senza mai passare dal giudizio degli elettori, collezionando incarichi e chissà cosa altro.

Ma il passato non lo cambia nessuno ed esercitarsi sulle colpe di Melucci non sposta di un millimetro il destino di una comunità che continua a non sapere cosa fare da grande, come, con chi, con quale prospettiva, con quali strumenti. Una comunità che ora merita una classe politica e dirigente all’altezza dei suoi bisogni e dei suoi problemi, amministratori in grado di garantire un servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani efficace ed efficiente, magari mutuato, anzi copiato, la diciamo tutta, da quello organizzato in altri centri virtuosi; di avere un rapporto proficuo e alla pari con le forze armate che così tanti ettari di città occupano (a volte tutelando il territorio, altre volte senza un reale bisogno); di dotare la zona di Marina di Taranto di servizi minimi come l’acqua corrente, la rete fognaria, i parcheggi per rendere realmente attrattivo turisticamente uno dei più bei tratti di mare italiani; di avere una conoscenza scientificamente ancorata di cosa sia un forno elettrico e uno col ciclo integrale, per sedersi al tavolo del futuro dell’ex Ilva non per farsi un selfie a uso social ma per poter interloquire con coscienza e consapevolezza su un pezzo importantissimo dell’economia tarantina. C’è poi da vigilare sui cantieri dei Giochi del Mediterraneo e iniziare a pensare alle possibile forme di gestione degli impianti realizzati ex novo.

Infine, va pacificata la città, stanca delle continue sportellate tra politici che ora stanno litigati ma poco fa andavano d’amore e d’accordo e poco prima ancora invece se ne dicevano di ogni.

Ognuno ha il suo carattere ma questa non può essere un esimente per alcuno, figuriamoci per chi ha l’onore e l’onere di gestire i soldi pubblici. Chiediamo troppo? Speriamo di no.

I partiti politici di destra e di sinistra stanno per assumersi una grande responsabilità, quella di scegliere i candidati alla carica di sindaco e a quella dei consiglieri comunali. Taranto non è la periferia dell’impero, almeno auspichiamo non lo sia più, dove mandare a svernare gente che di Taranto non sa nulla. La città dei due mari, poi, non si merita una campagna elettorale urlata, giocata tutta sul personale, affidata agli avvelenatori di pozzi in servizio permanente effettivo, ora al soldo del centrosinistra ora al soldo del centrodestra.

Taranto ha già dato.

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