fotografia
Il senso del colore in mostra a Roma
La mostra fotografica Chromotherapia curata da Maurizio Cattelan e Sam Stourdzé ripercorre la storia della fotografia a colori del XX secolo
Dallo scorso febbraio, e attualmente in corso presso l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, la mostra fotografica Chromotherapia curata da Maurizio Cattelan e Sam Stourdzé, che ripercorre la storia della fotografia a colori del XX secolo attraverso le armocromie inusitate delle opere di diciannove artisti. Particolari ingigantiti del corpo umano si vestono così delle tinte appariscenti del pop: l’esposizione intende recuperare il valore terapeutico del colore, ripercorrendo la storia della fotografia a colori lungo tutto il XX secolo. L’itinerario espositivo, articolato in sette sezioni, ci trasporta in mondi giganteschi e vibranti, in cui il particolare sottoposto alla lente di ingrandimento del colore che lo illumina, colpisce lo spettatore generando riflessioni il cui senso ha il potere di aggirare lo stereotipo.
Spesso poco considerata, la fotografia a colori ha in realtà permesso agli artisti di tirare fuori la loro vena creativa per ridipingere il mondo reale con il colore del proprio punto di vista. Sono in tanti a essersi liberati dai vincoli documentaristici del mezzo fotografico per esplorare le radici dell’immaginario collettivo, avvicinandosi dialetticamente al pop, al surrealismo, al bling, al kitsch o al barocco. I primi esperimenti in fotografia furono a scopo scientifico, a metà del XIX secolo. Nel 1907 fu messo a punto il primo procedimento fotografico industriale a colori grazie all’autochrome, creato dai fratelli Lumière.
Dando il via a un secolo di sperimentazione cromatica: nelle opere in mostra vi è un richiamo a diversi aspetti della società attuale, dalle tematiche politiche e filosofiche ai momenti in cui il colore si trasforma unicamente in elemento narrativo essenziale, sprigionando tutta la sua energia. Arnold Odermatt, uno degli artisti in mostra, per esempio, con le sue documentazioni fotografiche di incidenti stradali, fotografo poliziotto, sembra magicamente creare poetiche immagini il cui senso si sostituisce alla tragedia vissuta. Juno Calypso stravolge le convenzioni visive televisive e cinematografiche per contestare gli stereotipi che affliggono il mondo femminile, Martin Parr, grande testimone dei nostri paradossi contemporanei, si orienta invece fotograficamente su vassoi di patatine fritte, alludendo alla bulimia del mondo moderno.
Al fondo di questa analisi troviamo, dunque, un comune denominatore: la volontà di mostrare punti di vista differenti, esprimendo quella vitalità che solo il colore riesce a conferire all’immagine. Maurizio Cattelan è uno dei principali artisti italiani della scena contemporanea. Da oltre trent’anni le sue opere mettono in luce i paradossi della nostra società. «L’arte è spesso una causa di malinteso, perché la gente può farne qualsiasi cosa desideri. C’è un malinteso quando si desidera davvero dire qualcosa, e le persone non lo comprendono. Per me il malinteso è molto più forte dell’idea da cui ero partito», ha dichiarato l’artista, spiegando il senso della sua arte. Ricordandoci, in questa particolare occasione, ciò che già Matisse affermava: «Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, rappresenta una liberazione».