L'intervista
La guerra dei dazi spaventa l’Europa: parla Cottarelli
L’immagine è una intuizione di Carlo Cottarelli, economista, saggista e già commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica (2013), tra gli autori che parteciperanno alla tappa londinese del Libro Possibile 2025
Tutto inizia e finisce nel mito, perfino l’economia. E così capita che la chimera - celebre mostro con muso di leone, corpo di capra e coda di serpente - diventi il paradigma di quei sogni traditi e di quelle utopie mai realizzate di cui il pantheon finanziario è stracolmo. L’immagine è una intuizione di Carlo Cottarelli, economista, saggista e già commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica (2013), tra gli autori che parteciperanno alla tappa londinese del Libro Possibile 2025. Il libro che sbarcherà oltremanica è, appunto, Chimere (Feltrinelli), fortunato volume del 2023 che però, pur nel precipitare delle cronache, conserva tutta la sua attualità incrociando temi che scottano.
Professor Cottarelli, impossibile, oggi, non parlare delle nuove forme di protezionismo che si affacciano sui mercati. Andiamo alla radice: da dove vengono i dazi?
«Vengono dagli eccessi della globalizzazione, una delle chimere di cui parlo nel mio libro. Si tratta di un fenomeno astronomico, gigantesco, che ha portato enormi benefici ma che, al contempo, ha fatto emergere anche una serie di criticità a cominciare dalla distribuzione del reddito nei Paesi avanzati, molto squilibrata e all’origine di tante tensioni».
Ci sono operai, e non solo, che se la passano male...
«I dazi servono a questo. Creano vantaggi per il settore che si vuole proteggere e incentivare, soprattutto in un Occidente tutto spostato sul terziario e sempre più in crisi nel manifatturiero».
Può fare un esempio?
«In questa fase storica ci sono due galli in un pollaio: gli Stati Uniti e la Cina. Se Trump avesse bisogno di attrezzarsi per un conflitto con Pechino che oggi detiene il 54% dellaproduzione di acciaio, potrebbe decidere di puntare sull’acciaio americano. I dazi sono la strategia per incentivare quel tipo di produzione».
Messa così, però, non sembra una cosa così illogica, come tutti dicono...
«Il problema è che Trump usa i dazi come arma politica e, peggio, lo fa alla sua maniera. Due passi avanti, poi uno indietro, poi ancora due avanti. Il risultato sono delle pericolose oscillazioni sui mercati che danneggiano gli stessi americani oltre che gli altri come stiamo vedendo in questi giorni. I dazi sono uno strumento da utilizzare per finalità limitate».
Anche Biden però ha fatto ricorso a misure di protezione.
«Lo hanno fatto tutti. Biden, il primo Trump e ora pure il secondo. Però cambiano i livelli di intensità. Una cosa è una leggera spinta, un’altra è dare un pugno in faccia».
Finirà con una guerra commerciale?
«È troppo presto per avventurarsi in profezie di questo tipo. Ogni giorno c’è un annuncio e poi una retromarcia: le tariffe applicate a Canada e Messico, per dirne una, sono già state rimandate di un mese. Di certo se scoppiasse davvero una guerra dei dazi l’Europa accuserebbe il colpo più degli Stati Uniti».
Altro giro, altra chimera: l’intelligenza artificiale. Qual è il nodo critico?
«C’è un dato interessante: al magnificato progresso tecnologico non corrisponde un aumento della produttività. Quella americana cresce anzi relativamente poco rispetto al passato nonostante la Silicon Valley e lo sviluppo impetuoso di questi strumenti».
E come mai?
«Ci sono varie teorie. C’è chi dice che il bello debba ancora venire e chi sostiene l’esistenza di problemi di misurazione. In realtà, l’elenco di beni resi disponibili dalla seconda rivoluzione industriale, a cominciare dall’acqua corrente, è molto più lungo e più impattante di quelli sorti dalla terza. L’una ha cambiato drasticamente la vita della gente, l’altra, finora, meno».
Infine, professore, se due anni dopo l’uscita del libro dovesse indicare un’altra chimera, quale sceglierebbe?
«Mi verrebbe da dire la costruzione e il mantenimento di una situazione stabile di pace, obiettivo non scontato da quando ci sono i due già citati galli nel pollaio. Speriamo che la chimera della pace non resti tale».