le idee

Harris vs Trump, duello finale

Fulvio Colucci

Icaro ha interrogato alcuni opinionisti. Qui Vito Tanzi, di Mola di Bari, economista, docente ad Harvard, ex direttore del Dipartimento di Finanza pubblica del FMI

Il tornante della storia, questa volta è assai più ripido per gli States. Non una guerra ma le elezioni presidenziali segneranno il destino del paese guida dell’Occidente, per le caratteristiche umane e la qualità della sfida fra Donald Trump (candidato repubblicano) e Kamala Harris (candidata democratica). È convinto di questo Vito Tanzi, pugliese di Mola di Bari, economista, docente ad Harvard, ex direttore del Dipartimento di Finanza pubblica del Fondo Monetario Internazionale: «Elezioni complicate? Sì» spiega a Icaro dal suo privilegiato osservatorio americano.

Concorda con l’idea che si tratti delle elezioni presidenziali più importanti della storia recente degli Stati Uniti?

«Sicuramente questa sarà forse l’elezione presidenziale più complicata e più decisiva in anni recenti, sia a causa delle differenze politiche che a causa delle personalità dei candidati. La vicepresidente Harris non solo è donna ma è anche donna di colore. Una sua vittoria cambierebbe la storia in un paese che ha sempre avuto difficoltà con candidati che non sono bianchi, ed anche che non sono principalmente di origine Anglo Sassone. Fino a Kennedy aveva avuto anche difficoltà con candidato cattolici».

L’economia è sempre stata un tema fondamentale per gli elettori USA. L’inflazione è agitata da Trump come vessillo della - a suo giudizio - fallimentare gestione di Biden e dei democratici. È davvero così? Cosa vogliono davvero gli americani dal nuovo presidente?

«L’inflazione è ora meno importante di quanto lo era un anno fa, sebbene i suoi effetti si fanno ancora sentire. Per esempio, si fanno sentire nel costo delle case. Non penso che Biden abbia la colpa per l’inflazione. Nel 2017 Trump aveva molto ridotto le tasse, specialmente quelle sulle imprese che, con il Covid, aveva portato all’inflazione creando un forte deficit nei conti pubblici. Un problema è che gli americani, come i cittadini di molti altri paesi, inclusa l’Italia, vogliono meno tasse ma più spesa pubblica. Questo sarà un grande problema per il prossimo presidente. Sia Trump che Harris vogliono ridurre alcune tasse ed aumentare alcune spese pubbliche. E la finanza pubblica americana è in una traiettoria già pericolosa con alto debito pubblico ed un debito in forte aumento».

Queste elezioni vedranno il trionfo dell’isolazionismo repubblicano o della consolidata strategia democratica che punta agli USA come al gendarme del mondo?

«Il problema è che Trump spingerà l’isolazionismo (uscita dalla NATO, indifferenza verso i cambiamenti climatici, autarchia economica con forti dazi sulle importazioni, più vicinanza verso la Russia) mentre Harris riflette ancora la visione di Biden e di molti americani, che gli Stati Uniti sono il solo paese che può e dovrebbe guidare il mondo, e che le decisioni americane (come per esempio in Ucraina o in Medio Oriente) dovrebbero essere seguite da altri paesi».

Cosa cambierà per l’Europa con questo voto?

«L’Europa avrà difficoltà economiche se gli Stati Uniti adotteranno una politica economica autarchica, e continuerà ad avere più difficoltà se gli Stati Uniti non cambiano la lora politica effettiva (e non quella nei pronunciamenti) nel Medio Oriente. Molti dei morti in Gaza ed ora in Libano sono stati uccisi con armi date dagli Stati Uniti ad Israele».

Cosa cambierà per il resto del mondo?

«Nei prossimi anni Il resto del mondo vivrà in un periodo quando la globalizzazione sarà meno popolare e, se vince Trump, in un mondo che sarà sempre più caldo».

Cosa cambierà rispetto ai conflitti in corso?

«Non penso che le elezioni avranno molto effetto sui conflitti in corso, eccetto per quello in Ucraina che, se vince Trump, potrebbe essere concluso con la cessione di parte dell’ucraina alla Russia».

In conclusione, gli Usa, di fronte a un voto incerto, rischiano davvero la guerra civile?

«Le divisioni politiche negli Stati Uniti hanno raggiunto un livello pericoloso. Il fatto che Trump. a dispetto della sua personalità, e delle sue idee a volte strane, continua ad essere fortemente appoggiato da circa la metà degli americani, alcuni dei quali lo considerano il Messia, crea un possibile pericolo che non dovrebbe essere minimizzato. Una guerra civile è improbabile, ma eventi simili a quelli del 6 gennaio 2021 possono facilmente ripetersi».

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