Processo

Pentito in aula: «C'è la droga dietro l'uccisione dei fidanzati a Pordenone»

UDINE - È stato ascoltato nel pomeriggio di ieri dalla Corte d’Assise di Udine il collaboratore di giustizia che, nel corso delle indagini sul duplice omicidio della coppia di fidanzati Teresa Costanza e Trifone Ragone (lui era nativo di Adelfia), aveva scritto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pordenone per segnalare una pista alternativa, quella della droga.

Chiamato in aula come teste della difesa e sentito a porte chiuse, il pentito - secondo quanto si è appreso dai legali di Giosuè Ruotolo, unico imputato del duplice delitto - ha riferito il colloquio ascoltato tra due detenuti con cui divideva una cella in carcere a Vicenza. Due detenuti che, prima del duplice delitto, parlavano di un carico di stupefacenti da trasferire da Milano al Nord Est, in particolare a Pordenone, commissionandolo a una coppia di insospettabili da uccidere alla consegna per eliminarli e trattenere i soldi.

«La pista era stata vagliata, ma non approfonditamente. Si sono limitati a controllare che le celle di questa persona, che era in detenzione domiciliare, non corrispondevano al luogo dell’omicidio - ha riferito all’esito dell’udienza l’avvocato Roberto Rigoni Stern, difensore di Ruotolo - Così come riteniamo che anche la pista Ruotolo non abbia fornito grandi indizi relativamente al coinvolgimento dello stesso Ruotolo nel delitto. Il procuratore aveva detto che la custodia cautelare era applicata per esclusione. La pista sta palesando incongruenze e assenza di movente. Il movente pare irreversibilmente caduto e le prove scientifiche vanno tutte nella direzione di scagionare Ruotolo. Sono convinto - ha concluso il legale - che daremo la dimostrazione chiara che a quell’ora era già partito».

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