Lavori mai finiti
Basilicata, cantieri con «trucco l'Agea congela due milioni
GIOVANNI RIVELLI
Quei 18 cantieri erano già stati sequestrati un anno fa e avevano portato all’iscrizione di 25 nominativi nel registro degli indagati. Ma i fondi pubblici non sarebbero stati bloccati e ora si registra, per un verso, l’intervento dell’Agea, l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura, con il sequestro di somme per quasi 2 milioni di euro a 8 comuni, per un altro all’allargamento delle indagini ad analizzare la posizione di chi quei pagamenti doveva bloccarli.
A far venire alla luce questo nuovo capitolo della vicenda penale e contabile (partita da un’indagine del Corpo Forestale, oggi assorbito nei Carabinieri) che ruota intorno a lavori pubblici finanziati nel piano di sviluppo rurale 2007-2013 della Regione Basilicata è una lettera spedita dall’Ufficio del Contenzioso comunitario dell’Agea giovedì alla Regione Basilicata. Nella missiva, l’organismo pagatore comunica che «Come prescritto dall’art.33 comma 1 del decreto legislativo 228/2001, la scrivente ha sospeso cautelativamente le erogazioni nei confronti dei Comuni fino alla concorrenza della somma contestata, oltre interessi, sospensione formalizzata con il provvedimento del 2 febbraio 2017».
In pratica sono state bloccati 830.643 euro al Comune di Picerno, 415.485 al Comune di Bella, 324.183 al Comune di Ruvo del Monte, 185.958 al Comune di Rapone, 164.694 al Comune di Pietrapertosa, 36.505 al Comune di Acerenza, 36.000 al Comune di Trivigno e 25.589 al Comune di Pietragalla.
Ma l’Agenzia di pagamento, ha anche chiamato la Regione alle proprie responsabilità. Infatti, tanto nelle lettere inviate ai Comuni tanto in quelle trasmesse alla Regione, e precisamente all’Ufficio Erogazioni Comunitarie in Agricoltura, ha precisato «che il procedimento volto al definitivo accertamento delle realtà ipotizzate compete alla Regione Basilicata. Si ricorda infatti che l’istruttoria finalizzata all’accertamento d i una irregolarità e il conseguente provvedimento di decadenza o di archiviazione competono agli uffici regionali».
Ma non è tutto. Perché la stessa Agea ha anche ricordato che a febbraio dello scorso anno, dopo aver ricevuto notizia dell’inchiesta grazie ad una nota del Corpo Forestale, aveva chiesto, da un lato, maggiori dettagli agli uffici giudiziari per verificare la sussistenza di presupposti per sospendere le erogazioni (ed aveva ottenuto un parziale accesso agli atti), per un altro, alla Regione «una relazione sui fatti e copia dei provvedimenti eventualmente già adottati». Ma dalla Regione non sarebbe giunta nessuna notizia e per questo ora l’Agea ha rinnovato «la richiesta di voler fornire quanto prima una relazione sui fatti e copia dei provvedimenti già adottati, per consentire a questa Agenzia di definire il provvedimento di sospensione delle erogazioni e esercitare eventuali azioni di recupero coattivo degli importi indebitamente erogati», chiedendo in particolare che «qualora la regione avesse già provveduto a chiedere la restituzione dell'indebito» di ottenere una copia della nota.
Come detto, parallelamente la vicenda della eventuale effettiva erogazione dei pagamenti sarebbe al centro di un accertamento da parte del Gruppo Carabinieri Forestale.
Il tra il 15 e il 19 febbraio dello scorso anno, un’operazione dell’allora Corpo Forestale, partita da una serie di esposti, portò al sequestro dei cantieri negli 8 paesi. L’operazione partì dal Comune di Ruvo del Monte dove gli uomini al comando del colonnello Angelo Vita misero i sigilli a villa comunale, Casone nel bosco e torre angioina per poter valutare se tutte le opere previste fossero state effettivamente realizzate. L'ipotesi investigativa, infatti, è che si sia proceduto a dichiarare come concluse le opere mentre in realtà i lavori sarebbero stati ancora in corso. In questo modo sarebbero riusciti ad ottenere i fondi dai quali sarebbero invece decaduto se le opere non erano concluse entro una certa data.
Ottenuto risultati dalla prima operazione, le attività di indagine hanno avuto un nuovo balzo in avanti, quando gli uomini del Corpo Forestale sono andati in altri centri a verificare se ci fossero situazioni analoghe. È così che si è proceduto a sequestrare altre 18 aree e alcuni macchinari di cantiere in altri 7 comuni. Il centro con la somma più importante in contestazione è quello di Picerno dove i cantieri «incriminati» sono quattro e cioè «Adeguamento e ristrutturazione e messa in sicurezza del reticolo viario di Monte Li Foj», «Rifacimento dell’acquedotto rurale Fontana del Faggio e Acquapannola», «Rifacimento della pavimentazione dei campi di calcetto, tennis e pallacanestro di proprietà comunale e relative opere connesse con l’attività sportiva» e «Realizzazione di un intervento architettonico e di restauro del complesso chiesa del Santissimo Salvatore e interventi esterni». Elementi confluiti, insieme a tutti gli altri, nell'incartamento posto all’attenzione dei Pm Laura Triassi e Gerardo Salvia.