la polemica

Emiliano attacca, ira Renzi Caos Pd tra voto e congresso

(di Marcello Campo)
ROMA - Ancora caos, scontri e polemiche all’interno del partito democratico. Se ieri è stato Gianni Cuperlo, leader di SinistraDem, a chiedere la testa di Matteo Renzi, oggi è Michele Emiliano a polemizzare con il segretario del partito. Ai microfoni di Skytg24, il governatore della Puglia osserva acido che se Renzi non lascia la guida del Nazareno è perchè vuole compilare lui le liste elettorali. «Il segretario non si dimette - spiega - perchè ha un sacco di soldati e salmerie da collocare, ha da salvaguardare un sacco di persone. E se dovesse perdere la possibilità di fare le liste - incalza Emiliano - non so se quei sondaggi sarebbero uguali perchè questi sondaggi sono così adesso che il segretario ha il potere di fare le liste e quindi tiene insieme tutte le infinite correnti del Pd».

A stretto giro di posta arriva la replica dura dei renziani che traducono il pensiero del segretario: «Emiliano se proprio si sente un leader - attacca Ernesto Carbone, della segreteria - dovrebbe credere un pò di più in se stesso e candidarsi alle primarie anziché battere ritirata al primo sondaggio letto dando poi la colpa a Matteo Renzi». Sulla stessa linea, la reazione del senatore Andrea Marcucci: «Insulti al #Pd e al segretario #Renzi. Ecco il rispetto che #Emiliano ha per per questa comunità».

Più tardi l’affondo più netto,direttamente dal vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini:"Non passa giorno - osserva - senza che Emiliano provi ad aprire fronti nel partito alla cui guida, 'suo malgradò,vorrebbe candidarsi. Ogni giorno un attacco frontale al segretario e al partito. La dialettica è assicurata nel pd e la polemica, anche aspra, può essere a volte utile. Ma in questi giorni - conclude Guerini - sta assumendo livelli pericolosi, nel solco di esperienze già fatte in passato di tentativi di indebolire il leader di turno».

Contro Emiliano si scaglia anche Alberto Losacco, vicino al ministro Dario Franceschini, secondo cui attaccare Renzi in questa fase «è ingiusto e persino un errore», visto che rappresenterebbe per il Pd «un atto di autolesionismo». «Inoltre - continua Losacco - mi appare una contraddizione in termini dirsi favorevoli al premio di coalizione respingendo invece le primarie: la storia di tutti questi anni insegna che le coalizioni vincenti nascono grazie a un momento condiviso di partecipazione».
Clima acceso non solo all’interno del Pd, ma anche tra l'ultimo segretario dei Ds Piero Fassino e l’ex premier Massimo D’Alema.

«Non ha senso - attacca l’ex sindaco - fare una scissione, creare un partito della sinistra, che dovrebbe poi fare cosa? Un partito che nasce spaccando il Pd non può certo pretendere di allearsi col Pd. Lo dico a D’Alema e alla minoranza dem. La scissione sarebbe un atto che ha come unica conseguenza di impedire che il centrosinistra vinca le elezioni».

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