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Martina Franca batte gli irlandesi
dalla Puglia i murgesi per i Corazzieri

 
Nicola PEPE

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Nicola PEPE

Martina Franca batte gli irlandesidalla Puglia i murgesi per i Corazzieri

Lunedì 02 Gennaio 2017, 09:12

19:36

FULVIO COLUCCI

MARTINA FRANCA - Qualche lacrima l’ha versata, ma non lo ammette. A tradirlo, però, il groppo alla gola: sale e scende, repentino, quando il cronista chiede con candore: cos’ha detto a Isacco, Fosforo e Futuro vedendoli partire? Perché il gioiese Giovanni Notarnicola, fino al 31 dicembre commissario capo del Corpo forestale dello Stato e da ieri maggiore dei carabinieri (in base all’accorpamento previsto dalla Legge Madia), somiglia molto, nell’approccio, al Robert Redford de «L’uomo che sussurrava ai cavalli», il film premio Oscar del 1998.

Il suo «Oscar», Notarnicola lo ha vinto proprio con i tre cavalli murgesi allevati e addestrati alla masseria Galeone, un tripudio di muri a secco, trulli, fragni, lecci e orchidee (in primavera, ossequiando le biodiversità), di proprietà pubblica, disseminati lungo 170 ettari, fra le pieghe, ghiacciate e luminose, della strada che collega Martina Franca a Noci.

Ormai nota alle cronache la scelta fatta a novembre scorso dai Corazzieri, interessa capire qualcosa di più sul perché Isacco, Fosforo e Futuro, quadrupedi rispettivamente di tre e quattro anni e mezzo, raggiunta la considerevole altezza al garrese (il punto più alto del dorso) di un metro e 70 centimetri, siano stati «arruolati» nella guardia d’onore del presidente della Repubblica. Il comandante dei Corazzieri, Alessandro Casarsa li ha scelti, disponendo il trasferimento a Roma.

L’«Oscar» di Notarnicola è, in realtà, un primato. Fino ad ora, i Corazzieri erano dotati esclusivamente di cavalli stranieri. La selezione, da tempo immemore, privilegiava equini irlandesi per prestanza e portamento. L’arrivo dei tre «murgesi» è una piccola rivoluzione. Per la prima volta cavalli italiani svolgeranno il prestigioso ruolo di rappresentanza nelle occasioni in cui il Capo dello Stato si avvarrà delle sue guardie.

«Il risultato premia un lavoro di diversi anni» spiega Notarnicola, lasciando la scintillante cavalcatura di Bernia, fattrice dalla quale si spera nascano nuovi puledri da destinare al Quirinale. «Non ci fermiamo a Isacco, Fosforo e Futuro. Saremo in grado, attraverso gli incroci, di fornire nuovi cavalli anche con altezza superiore al metro e 70. Confidiamo nell’ulteriore miglioramento dello specie». Non è solo, però, una questione eugenetica in senso stretto. Non solo centimetri e muscoli. «L’addestramento dei cavalli murgesi - aggiunge il commissario del Corpo forestale dello Stato - ha capovolto la logica di tipo punitivo che da sempre presiede la relazione tra uomo e cavallo, in una prosecuzione del rapporto predatore-preda con altri mezzi. Via la frusta, noi con loro “giochiamo”. È la cosiddetta “doma dolce”. L’animale e l’uomo diventano amici». Più facile, così, sussurrare ai cavalli. «Questo ha permesso - conclude Notarnicola - di fare dei “murgesi” esemplari più equilibrati, in grado di gestire con minor emotività situazioni critiche come, ad esempio, le manifestazioni di piazza». Nelle sfilate lungo le strade della capitale, non sfigureranno.

A puntare sui cavalli murgesi la polizia di Stato. «Abbiamo fornito loro molti esemplari» ricorda ancora Notarnicola. Da ieri i cavalli del Corpo forestale appartengono ai carabinieri. Duilio, uno di quelli che scalpita nella stalla, poco dopo mezzogiorno, perché la fame esige il foraggio (autoprodotto a chilometro zero), si tiene pronto. Presto raggiungerà gli altri quadrupedi in forze alla fanfara dell’Arma. Anche la masseria Galeone finirà sotto l’egida dei carabinieri. «Per noi non cambia nulla» spiega Notarnicola aggiungendo: «Sarà creato un nuovo comando ambientale che ingloberà gli uomini del Corpo forestale. Se vogliamo è, anzi, un’opportunità di rafforzare e far crescere il nostro lavoro in difesa dell’ecosistema e delle biodiversità».
Circondato dai suoi collaboratori (in cinque addestrano cavalli alla masseria Galeone), il commissario della forestale, non ha tempo di pensare alla nuova divisa. Notarnicola parla con orgoglio di puledri, fattrici, stalloni. Guarda di sottecchi la bandiera tricolore piantata all’ingresso della corte, parla con orgoglio del museo del cavallo murgese in masseria (che andrebbe valorizzato molto di più) e si appassiona alle evoluzione di Giocondo, lo stallone che è già una promessa. Poco distante, silente, chiuso nella sua staccionata, un altro stallone, Efeso, getta uno sguardo di sfida agli ospiti: «Efeso è un po’ più vivace» spiegano le guardie forestali chiarendo una solitudine che rimanda alle origini dei «murgesi». Nell’800 i loro antenati furono gli indomiti cavalli dei briganti. Ma questa è un’altra storia che pure merita di essere raccontata.

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