Verifiche dopo il caso St Jude

Defibrillatori difettosi, le Asl richiamano numerosi pazienti

Marisa Ingrosso

di MARISA INGROSSO

BARI - Anche cardiopatici pugliesi hanno nel petto i defibrillatori potenzialmente difettosi prodotti dalla St Jude Medical. E, in alcuni casi, è stato necessario sostituirli. Nel confermare la vicenda, sia l'Asl di Bari, sia quelle di Lecce e Foggia (si veda altro articolo in questa pagina) affermano che, in aiuto degli sfortunati malati, applicheranno le indicazioni ministeriali che prevedono, oltre alle visite mediche, anche l’eventuale sostituzione del presidio salvavita «a titolo gratuito».
Anche l'Asl barese ha tra i suoi fornitori la società americana che deve il nome a San Giuda Taddeo (patrono delle cause perse) e fa sapere che «su circa 200 defibrillatori St Jude impiantati presso i centri cardiologici della Asl Bari, la quasi totalità dei pazienti è stata richiamata per attuare le procedure e le precauzioni suggerite dal Ministero e da St Jude stessa. In sporadici casi si è proceduto alla sostituzioni dei dispositivi». La direzione generale dell’Asl leccese invece chiarisce: «Abbiamo verificato che tutte le strutture che hanno inserito i defibrillatori della suddetta ditta stanno procedendo secondo quanto dettato da ministero della Salute e Associazione di aritmologia».
Al momento la Regione, che pure possiede il registro di tutti i defibrillatori impiantati nel territorio pugliese ed è stata anche informata direttamente dal ministero della Salute del pericolo incombente, non ha ancora voluto o potuto fornire il numero dei casi a livello regionale. Di certo c’è che la St Jude, pare dopo due morti sospette, ha verificato che sei diversi defibrillatori prodotti, in migliaia di esemplari, prima del 23 maggio 2015 montavano batterie che potevano scaricarsi prima del tempo. Una circostanza che può costare la vita giacché questi aggeggi medicali, grandi un paio di centimetri, funzionano proprio grazie ad impulsi elettrici: sono posizionati negli atri e nei ventricoli proprio per defibrillare, stimolare e monitorare il cuore. Se le pile si scaricano, tutto si ferma. Tutto. 
La SpA quindi il 10 ottobre scorso ha diffuso un «recall» internazionale. In Italia, la relativa nota ministeriale è del 28 ottobre. Il dicastero della Lorenzin ha contattato anche tutte le aziende sanitarie «con invito a darne diffusione alle strutture interessate per la concreta applicazione» e chiedendo alle stesse Asl tutte le informazioni sul numero dei dispositivi impiantati e sul numero dei pazienti da chiamare per un controllo. Al Nord questi screening sono già iniziati da un bel po’. Era stata infatti già visitata l’anziana cardiopatica morta all’isola d’Elba forse proprio per un malfunzionamento del defibrillatore Jude Medical che aveva nel petto. Sulla vicenda indaga la Procura di Livorno.
I dispositivi in questione sono denominati Fortify, Fortify Assura, Quadra Assura, Quadra Assura MP, Unify, Unify Assura e Unify Quadra. Il colosso americano sul suo sito web ha messo a disposizione dei pazienti un sistema gratuito attraverso il quale è possibile verificare se il proprio defibrillatore è a rischio.

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