Operazione della Finanza
Truffa e falso, arrestati due avvocati a Lecce
Uno gestisce con il padre lo «Sportello dei diritti del cittadino»
Due avvocati leccesi sono stati arrestati all’alba da militari della sezione di pg della guardia di Finanza presso il Tribunale di Lecce per truffa aggravata, auto riciclaggio, falso in atto pubblico e patrocinio infedele. Si tratta di Francesco D’Agata, 39 anni, e Graziano Garrisi, di 38. Il primo è noto in città perchè gestisce, insieme al padre, Giovanni D’Agata, lo «Sportello dei Diritti per la tutela dei cittadini», molto conosciuto su tutto il territorio nazionale per le numerose denunce e segnalazioni di problemi sociali.
I provvedimenti restrittivi sono a firma del gip Cinzia Vergine su richiesta del sostituto procuratore Massimiliano Carducci. Sequestrati anche conti correnti. In queste ore sono in corso delle perquisizioni domiciliari e presso gli uffici legali dove i due professionisti svolgevano l’attività. A Garrisi sono stati concessi i domiciliari.
Altri due avvocati sono indagati, accusati di concorso in patrocinio infedele, ma gli investigatori non escludono che il numero delle persone coinvolte possa aumentare.
L’inchiesta è partita nel 2011 dalla denuncia sporta da una donna di Torino, la quale si era rivolta a D’Agata per un ricorso in Cassazione. Dopo aver pagato quattromila euro, la donna si era ritrovata con una sentenza passata in giudicato senza che in realtà il ricorso fosse stato mai inoltrato, nonostante il legale leccese - hanno spiegato gli inquirenti - le avesse mostrato copia del ricorso, risultato poi contraffatto. A destare i sospetti degli inquirenti è stato un codice Iban sul quale D’Agata aveva fatto transitare il bonifico della cliente torinese, codice stranamente risultato intestato ad una cittadina senegalese anche lei, come si scoprirà, vittima di un raggiro.
Le indagini infatti hanno portato a scoprire come, in virtù del meccanismo ingegnato, alla donna vittima di un gravissimo incidente stradale con lesioni permanenti fossero arrivati poco più di 60mila euro a fronte degli oltre 600 mila liquidati dal Fondo di garanzia per le vittime della strada. Dagli accertamenti è emerso anche il prelievo di somme di denaro dal conto della donna eseguiti da entrambi gli arrestati, nonché l'utilizzo di parte dei soldi per spese personali quali viaggi, l'arredamento della propria casa e una cabina in un lido a mare.
Nel corso della conferenza stampa, il procuratore Motta ha rimarcato come per la prima volta sia stato contestato il reato di autoriciclaggio, poiché una parte del denaro ricavato dal raggiro sarebbe stato utilizzato nell’ambito dell’attività professionale.