indagate 59 persone e dieci società

«Inchiesta petrolio» Udienza preliminare al via e subito rinviata

POTENZA - È cominciata stamani, a Potenza, l'udienza preliminare relativa all’inchiesta sulle estrazioni petrolifere in Basilicata, in cui sono indagate 59 persone e dieci società (tra cui l’Eni), condotta dalla Procura del capoluogo lucano. L’udienza, nell’aula Pagano del Palazzo di Giustizia del capoluogo lucano, è durata circa un’ora ed è stata poi rinviata al prossimo 24 novembre.
Accanto ai 69 imputati - con reati, a vario titolo, di peculato, corruzione, concussione, e traffico illecito di rifiuti - nell’elenco sono state inserite anche un centinaio di «parti offese» che intendono costituirsi parte civile, tra associazioni, enti locali (tra cui la Regione, la Provincia di Potenza e alcuni Comuni dell’area), e privati. Dopo l’appello, il gup, Rosa Larocca, ha quindi deciso il rinvio, per alcuni difetti di notifica, dichiarandosi poi incompatibile con l'udienza preliminare per aver svolto funzioni di gip durante le indagini preliminari. Davanti alla sede del Tribunale, inoltre, i rappresentanti di alcune associazioni ambientaliste hanno organizzato un presidio per chiedere la difesa del territorio lucano e il rispetto delle leggi sull'ambiente.

Lo scorso 31 marzo l’inchiesta, coordinata dai pm Francesco Basentini e Laura Triassi, portò a sei ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari - per cinque dipendenti dell’Eni e per l'ex sindaco di Corleto Perticara (Potenza), Rosaria Vicino (con misura cautelare modificata poi nel divieto di dimora per tutti) - e al sequestro di una parte del Centro Olio di Viggiano (Potenza), poi dissequestrato ad agosto in seguito ad alcuni lavori di modifica dell’impianto.
Complessivamente, l’inchiesta sulle estrazioni petrolifere, riguardava il «filone» degli scarti di produzione nel Centro Olio dell’Eni, i lavori di realizzazione del Centro Olio della Total, a Corleto Perticara - poi riuniti in un unico fascicolo - e un «filone» siciliano, sul progetto della «cricca» capeggiata da Gianluca Gemelli (non imputato nell’udienza preliminare di oggi, ma indagato nel «filone siciliano») per lo stoccaggio del greggio lucano nell’area del porto di Augusta, trasferito poi a Roma per competenza territoriale su decisione del pg della Cassazione.

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