Inferno di fuoco su Cassano, polemiche sulle cause
di RUGGERO CRISTALLO
CASSANO DELLE MURGE - Le querce hanno preso fuoco come cerini, una vampata sola e il fusto annerito s'è piegato al vento diventando uno spaventapasseri bruciato. Gli scheletri contorti indicano la direzione del fuoco, mentre le rondini volano come impazzite: cercano i nidi, vanno a caccia di insetti. Non c'è più nulla. «E poi s'abbattono al suolo, morte», dicono alcuni agricoltori, «sono gli unici uccelli che non sanno scappare».
Chiamano questa contrada «Fra' Diavolo » e non v'è dubbio che qui si sia scatenato l'inferno. «Abbiamo visto il diavolo in persona, qui», confermano gli uomini del Corpo forestale dello Stato. Sono esausti, sudati, hanno gli occhi ancora rossi. E sono incazzati neri, ché di buon mattina sono arrivati i carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche (Sis), inviati dal pm che coordina le indagini, Emanuele De Maria. «Noi sappiamo che l'incendio è stato doloso», dicono indicando macchie sul terreno, probabili focolai d'innesto. «Guardi qui, qui e qui», aggiungono, «ma non fateci dire altro». Poi cuciono le bocche, quando arriva la notizia che, per i carabinieri, nulla prova che l'incendio sia stato doloso. «Raccontateci un'altra barzelletta », rileva qualcuno. Difficile, del resto, trovare le tracce di un incendio doloso. Capita che il piromane lasci un accendino sul luogo del «delitto» e dunque le sue impronte. Può succedere che sia riconosciuto da qualcuno.
Ma due giorni fa, alle 12.32 di Ferragosto, qui a «Fra' Diavolo» non c'era nessuno, a parte le lucertole. E l'eventuale piromane - tutta Cassano era a tavola - può aver agito indisturbato. Sempre che sia uno, naturalmente.
«Abbiamo avuto segnalazioni di focolai di incendio da cinque punti diversi, sempre nella stessa ora», dicono gli uomini della Forestale. «Possibile che il bosco abbia deciso per l'autocombustione, in cinque punti differenti?» No, «perché chi ha messo fuoco - giurano - lo ha fatto con l'intenzione di far male. Di distruggere tutto. Ha scelto la giornata giusta, quella con lo scirocco e con 40 gradi. Ha appiccato il fuoco all'ingresso di un imbuto naturale che devia verso due canali.
Da «Fra' Diavolo» il fuoco, spinto dal vento, si è tuffato furioso verso i due canali, s'è alzato e s'è spinto verso le contrade «Schiacchiavolpe», «Grotta del Nisco», «Grotta del Lupo» e «Masseria Circito». Il piromane o i piromani contavano sul fatto che non potessero essere visti da nessuno. Erano tutti a tavola». Del resto, se il fuoco si fosse propagato ieri, si sarebbe spento sulla strada. «Con il vento da ponente avrebbe bruciato solo due piante». Restano così, tra le sterpaglie in cenere, gli ulivi spaccati in due, i guardrail fusi e i copertoni fumanti, ipotesi che si perdono nel caldo dell'estate.
«Chi brucia qui per edificare è un cretino. Chi brucia qui per rimboscare, magari perché ha un vivaio - dice un uomo del corpo forestale - è un imbecille». La legge impedisce entrambe le cose: per 10 e 5 anni, rispettivamente, dal momento dell'incendio. «Da quando hanno istituito il parco dell'alta Murgia - sostiene un villeggiante - i contadini sono furiosi. Non possono neanche alzare un muretto o fare un deposito per la paglia. E, per dispetto, c'è qualcuno che vorrebbe il parco in fumo». Una tragedia sfumata, per fortuna, solo per un dispetto? Possibile, in un territorio che nella provincia di Bari è catalogato a rischio «uno», insieme a quello di Monopoli e a causa dell'alta densità di popolazione che vive a ridosso o all'inter no della superficie boscata.
«Qui qualcuno voleva bruciare tutto», dice ancora adrenalinico il vicesindaco di Cassano, Teodoro Santorsola, mentre s'accerta che tutto sia tornato in ordine. «Ci vorranno dieci anni perché qui ci sia nuovamente il verde - aggiunge - e intanto chiederemo lo stato di calamità naturale e il permesso di ripiantumare, per evitare il dissesto idrogeologico ». Riafferra la moto, per andare a verificare che, nell'oasi Santa Maria, evacuata durante il rogo, le suore e gli ospiti non abbiano problemi. «La situazione è tranquilla», dice ritornando in piazza, dove il sole acceca, riflettendosi sul bianco delle case, e nei vicoli rimbalzano voci di paese e strane teorie. «Il sindaco era in ferie - non lo faceva da dieci anni. Lo hanno minacciato di morte, anche con lettere anonime. Poi il fuoco di ferragosto». Il sindaco, Giuseppe Gentile, conferma. «Sì, mi hanno minacciato in passato, ma non creiamo false piste, chi sa qualcosa parli».
Difficile che qualcuno apra la bocca, ci sono troppi gradi per i gialli d'estate. E così, se vai con taccuino e fotocamera in una salumeria per acquistare una bottiglia d'acqua, t'accor - gi che l'attenzione è verso altro. «Mi fate andare all'Isola dei famosi?», dice sorridendo una donna, «vi lascio il mio numero». Ma va via seccata, quando s'accorge che il suo sogno è andato in fumo, come il bosco di Cassano.