A Bari
Imprenditore costretto a pagare pizzo per 10 anni sei arresti nel clan Strisciuglio
BARI - Un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei persone ritenute contigue al clan degli Strisciuglio e accusate di avere estorto denaro ad un imprenditore barese per oltre un decennio, è stata eseguita questa mattina dalla Squadra Mobile di Bari. La polizia ha anche eseguito numerose perquisizioni. Le accuse sono estorsione aggravata e detenzione, ai fini della commercializzazione, di sostanze stupefacenti con l’aggravante di avere agito con modalità mafiose.
Vittima delle estorsioni il proprietario di alcuni supermercati del quartiere Libertà che, in oltre un decennio avrebbe versato ai suoi aguzzini circa 25.000 euro. Tra gli arrestati vi sarebbero due figure apicali del clan Strisciuglio che opera prevalentemente nei quartieri Libertà e San Pio/San Paolo.
E’ cominciata con l’acquisto di una casa da parte della vittima la pretesa del pizzo nei confronti dell’imprenditore. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare, cinque in carcere, eseguite oggi nei confronti del gruppo dedito alle estorsioni e anche allo smercio della droga, c'è anche un donna di 30 anni, incensurata, collaboratrice di giustizia, raggiunta da obbligo di dimora. La donna - di cui non è stato reso noto il nome - secondo quanto accertato nell’ambito delle indagini riguardanti l’estorsione, avrebbe trasformato la sua casa, assieme al marito, in «cupa», deposito della droga per il clan Strisciuglio. In un anno la donna avrebbe custodito 25 kg di hashish e uno di cocaina in cambio di 100 euro a settimana.
Gli arrestati, ad eccezione della donna, hanno tutti precedenti di polizia, alcuni anche di tipo associativo: per gli investigatori sono tutti contigui al clan «Strisciuglio». Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di estorsione aggravata e di detenzione ai fini della commercializzazione di sostanze stupefacenti, con l’aggravante del metodo mafioso.
Gli arresti odierni concludono indagini avviate dalla Squadra Mobile, a gennaio scorso, dopo la denuncia di un imprenditore che svolge la propria attività nel settore alimentare e alberghiero, costretto a versare ai suoi aguzzini, per oltre un decennio complessivamente circa 25mila euro. Richieste estorsive iniziate - è stato accertato - quando la vittima acquistò per 200mila euro, nel 2004, con regolare atto notarile e tramite un intermediario, una villa di proprietà della moglie di Lorenzo Caldarola, 43 anni, uno dei destinatari della misura cautelare, insieme con Tommaso Cacucciolo, di 34 anni, Vito Antonio Catacchio, di 32, Francesco Laera, di 40, e Damiano Poliseno, di 34, tutti con precedenti penali. In conseguenza della compravendita vantando crediti riconducibili al prezzo dell’ immobile, ritenuto inferiore a quello di mercato, con minacce e con la forza intimidatrice, gli estorsori costrinsero l’ imprenditore a versare, nel tempo, i soldi del pizzo.
Nell’ambito della stessa attività sono emersi elementi di responsabilità nei confronti degli arrestati anche in merito a una fiorente attività di commercializzazione di sostanze stupefacenti, nei quartieri di Bari San Paolo e Libertà, riscontrata dai sequestri di significativi quantitativi di stupefacenti e l’arresto, in flagranza di reato, di alcune persone.