contestati lavori edilizi

L'inchiesta sul pm Savasta per la masseria a Bisceglie

La Procura di Lecce chiude l'indagine sul Pm di Trani: lavori abusivi per creare un resort

Antonello Norscia

La Procura di Lecce ha concluso le indagini sui presunti illeciti per alcune pratiche edilizie riguardanti lavori eseguiti alla «Masseria San Felice», sita nell’ agro di Bisceglie e di proprietà del sostituto procuratore della Repubblica di Trani, Antonio Savasta, e di alcuni suoi fratelli.

Sette le persone a cui è stato indirizzato l’avviso di chiusura inchiesta firmato dal pm titolare del fascicolo, Carmen Ruggiero, e controfirmato dal procuratore salentino Cataldo Motta. Oltre al pm Savasta, alla sorella Emilia Maria ed al fratello Francesco Paolo, l’atto è destinato al dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Bisceglie, Giacomo Losapio, al responsabile del procedimento amministrativo per il rilascio del permesso a costruire e del certificato di agibilità, Giovanni Misino, al progettista e direttore dei lavori, Antonio Recchia, e ad Angelo Sanseverino amministratore della «Gestione Eventi Srl», la società che ha in fitto la masseria adibita anche a sala ricevimenti.

Esce di scena, invece, il sindaco di Bisceglie Francesco Spina, che pure era stato indagato. Il frontespizio dell’avviso di conclusione delle indagini riporta anche il suo nome, ma si tratta di un refuso di un precedente atto visto che in quello notificato ora non viene contestata alcuna ipotesi di reato a Spina, né, tantomeno, compare più il suo nominativo che, la logica dice, dovrebbe essere oggetto di richiesta di archiviazione al gip.

Ai 7 indagati sono contestati, a vario titolo, presunte violazioni del Testo unico per l’edilizia e del Codice dei beni culturali. Per la Procura leccese, alla luce del piano regolatore del Comune di Bisceglie in quell’area sarebbe stato possibile svolgere esclusivamente attività agricole e zootecniche, e invece alcune opere avrebbero connotato una presunta lottizzazione abusiva, per la trasformazione urbanistico-edilizia della masseria, ritenuta, dall’accusa, immobile d’interesse storico ed ambientale, con divieto assoluto di nuove costruzioni, demolizioni e trasformazioni. Ed invece la masseria è divenuta struttura turistico-alberghiera con la chiusura di una tettoia e la realizzazione di bagni e cucina.

Gli indagati hanno 20 giorni per presentare le proprie argomentazioni. Le difese ritengono però che proprio le norme richiamate dalla Procura legittimino gli interventi di valorizzazione contestati, e che la masseria non sia soggetta a vincoli: insomma le accuse sarebbero assolutamente infondate.

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