disagi e sanità

Quasi un’ora senza luce e l’Oncologico va in tilt

Antonella Fanizzi

di ANTONELLA FANIZZI

BARI - L’effetto più grave del blackout è stato il ritardo nella preparazione dei farmaci per gli ammalati che fanno la chemioterapia. L’Oncologico rimane al buio per tre quarti d’ora e scoppia il caos. Brutta sorpresa ieri mattina per le decine e decine di pazienti che all’Istituto tumori «Giovanni Paolo II» erano in attesa per effettuare gli esami diagnostici, le visite oppure per la somministrazione delle cure indispensabili a debellare o almeno a tenere sotto controllo il cancro. Persone in coda da ore che arrivano non soltanto da Bari e provincia, ma da tutta la Puglia coltivando la speranza di poter guarire.
L’interruzione della corrente elettrica, dalle 10 alle 11, ha mandato i computer in tilt. L’intero sistema è saltato. Disagi si sono creati in tutti i reparti, dall’anatomia, alla cardiologia, alla chirurgia dell’apparato digerente, plastica e ricostruttiva e senologica, alla ematologia, alla fisica sanitaria, alla farmacia e all’Umaca. Proprio quest’ultima, e cioè l’Unità di manipolazione centralizzata chemioterapici antiblastici, dove ogni mattina vengono preparati i farmaci personalizzati per combattere i tumori, è stata la più penalizzata. I tecnici hanno lavorato fino a sera per ripristinare il software e non è escluso che ancora oggi i medici saranno costretti a lavorare con carta e penna.

Soltanto le sale operatorie sono andate avanti senza difficoltà perché sono entrati in funzione i gruppi elettrogeni.
«Abbiamo disposto una indagine interna - spiega il direttore amministrativo Massimo Mancini - per capire cosa sia successo».
Forse alla base del guasto c’è stato un calo di tensione. L’Enel esclude che le responsabilità possano essere addebitate all’operatore che fornisce l’energia elettrica. «L’Oncologico - fanno sapere da Enel - è servito da una linea di distribuzione non di bassa, come quelle di uso domestico, ma di media tensione. Eventuali guasti sulla rete vengono registrati in tempo reale e sono tutti certificabili. Quella linea ieri non ha dato problemi».

In attesa di capire le motivazioni all’origine dell’avaria, Mancini oggi manderà una lettera all’Enel e alla Prefettura chiedendo di migliorare la comunicazione fra enti. Dice: «L’Enel può legittimamente abbassare, per necessità proprie, la tensione sulla rete. Ma se fossimo stati avvisati, avremmo potuto attivare quelle misure di risparmio dei consumi non strettamente indispensabili. La nostra centrale è andata in sovraccarico».
Al di là delle colpe, restano le proteste dei cittadini accaldati per la rabbia e per l’assenza dell’aria condizionata in una giornata afosa, e che non hanno potuto pagare il ticket, prenotare le visite e che, se comunque sono riusciti a fare radiografie, tac, risonanze magnetiche, ecografie o altri esami clinici, dovranno tornare una seconda volta per ritirare il referto che i camici bianchi non hanno potuto né compilare né stampare.
«Le difficoltà non sono mancate - ammette il direttore amministrativo - ma siamo riusciti a gestire l’emergenza. Le strumentazioni non hanno subìto danni, ma c’è voluto tempo per riavviare le macchine».
Gli accertamenti proseguono. Mancini rassicura i pazienti: «La chemio sarà garantita, anche se le somministrazioni saranno compilate a mano».

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