La rappresaglia contro la polizia

Dallas, la strage dei poliziotti a due isolati dove fu ucciso Jfk Il cecchino era un ex soldato

Il tiro al bersaglio durante la marcia degli afroamericani per protestare contro l'omicidio di un nero. Lo sparatore, ammazzato dalla polizia, è un ex veterano Afghanistan

Soltanto due isolati separano Dealey Plaza, il luogo dell’assassinio di JFK, dal sito della imboscata letale della strage dei poliziotti bianchi che garantivano il servizio d’ordine a una marcia di protesta per gli ultimi due casi di violenza letale contro neri da parte delle forze dell’ordine. Se Micah Johnson (il killer nella foto ucciso dalla polizia con un robot killer) non è Harvey Lee Oswald, il fantasma dell’assassinio del presidente Kennedy, il più amato dagli americani si è allungato ugualmente nella notte più drammatica di Dallas. Cinque poliziotti uccisi, almeno sette feriti. «Dallas ha vissuto la sua più grande tragedia quando Kennedy è stato assassinato negli anni Sessanta. Oggi viviamo emozioni simili», ha ammesso l’Attorney General statale Ken Paxton esprimendo oggi alla CNN il sentimento di tanti concittadini e parlando di «un giorno triste per tutti i texani».

La città si è svegliata con un immenso mal di testa dalla sua notte più' lunga da allora. Un dolore immenso, un lutto nazionale e una ferita mai veramente rimarginata sono parole che si addicono a oggi come a quel lontano e sempre vivo 22 novembre 1963. Come le bombe a Pearl Harbor e il crollo delle Torri Gemelle, l’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy è rimasto scolpito nella memoria collettiva globale come uno di quei rari momenti in cui chi allora era vivo ricorda esattamente dov'era e cosa stava facendo.

Un agente veterano dell’Iraq appassionato del suo lavoro. Una guardia appena sposata che amava lavorare in team. Sono alcuni dei volti delle vite spezzate nell’attacco contro la polizia a Dallas, al termine della manifestazione di protesta contro le uccisioni di afroamericani negli Stati Uniti. Quattro di loro facevano parte del Dallas Police Department. Uno si chiamava Patrick Zamarripa, 32 anni, aveva una figlia di due anni. Era stato inviato tre volte in Iraq con le forze armate. Amava quello che faceva: «Sono dipendente dall’emozione di questo lavoro... Amo il mio Paese, il Texas, la famiglia, Dio, gli amici e lo sport!», si legge in un suo Tweet. Anche il 43enne Brent Thompson aveva un passato nei teatri di guerra in Afghanistan e Pakistan. Con una lunga esperienza al Dallas Area Rapid Transit (DART), si era sposato due settimane fa. «Mi piace lavorare su compiti impegnativi e risolvere i problemi con i colleghi. Sono costantemente alla ricerca di modi diversi di servire il reparto, questo aiuta a mantenere il mio lavoro non sedentario e noioso», aveva scritto di sé.  Il quarto volto della terribile notte di Dallas è quello del giovane Michael Krol. Nato in Michigan 27 anni fa, aveva lavorato là fino al 2007, prima di trasferirsi alla polizia di Dallas.

Non rischiano invece tre degli agenti feriti di cui si conoscono i nomi. Misty McBride, 32 anni, è stata colpita alla spalla. In servizio da oltre sei anni, prima della DART aveva lavorato come guardia carceraria. E’ laureata all’Università di Dallas. All’ospedale sono accorsi subito il padre e la sorellina. E poi c'è Jesus Retata, 39 anni, in servizio dal 2006, ed il 44enne Omar Cannon, da sette anni in forza al Dipartimento di Polizia.

Non rischia la vita nemmeno Shetamia Taylor, 37enne nera che stava partecipando alla manifestazione di protesta insieme con i quattro figli tra i 12 e 17 anni. Al primo sparo, la donna non si è resa subito conto di quanto stesse accadendo. Quando invece è partita una raffica, Shetamia è stata colpita ad una gamba, ma è riuscita a spingere il figlio 15enne sotto un’auto, mentre gli altri tre scappavano. Non riuscendo a inseguirli a causa della ferita, ha fatto da scudo al ragazzino sotto l’auto per cinque minuti, fino a che non sono arrivati gli agenti. Anche gli altri tre figli, per fortuna, sono rimasti illesi.

Micah Xavier Johnson, l'unico killer della strage di poliziotti bianchi a Dallas, come hanno confermato le autorità, si arruolò nell’esercito Usa nel 2009 e vi rimase fino all’aprile del 2015. Lo riferiscono i media americani. Nel novembre del 2013 fu mandato in missione anche in Afghanistan, dove fece il carpentiere, e rientrò negli Usa nel luglio del 2014. Per il ruolo svolto in Afghanistan, gli venne dato una medaglia al valore e diversi riconoscimenti.

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