l'ex vicesindaca «costretta» a pagare
«Faida» di Valenzano, ora è indagata la grande accusatrice
Guerra al Comune: Francesca Ferri nei guai per corruzione elettorale e simulazione di reato
Giovanni Longo
Bari Da grande accusatrice a indagata. La «faida» di Valenzano si arricchisce di un nuovo tassello. Francesca Ferri, ex vicesindaco del Comune alle porte di Bari, è sotto accusa per simulazione di reato e corruzione elettorale, norma che punisce chi offre soldi in cambio di voti. Con la sua denuncia su un presunto ricatto subito dal sindaco Antonio Lomoro e dal consigliere di maggioranza Agostino Partipilo, Ferri aveva fatto partire l’inchiesta nei confronti dei due politici, accusati di tentata induzione indebita ai suoi danni. Ma rileggendo le intercettazioni eseguite dai Carabinieri, il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno ha disposto l’apertura di un nuovo fascicolo: e ora l’indagata è la Ferri.
Stando agli accertamenti dei Carabinieri, coordinati dal pm Claudio Pinto, Ferri avrebbe subito un ricatto da parte di Lomoro e Partipilo: «Se vuoi mantenere il tuo posto in giunta, e se vuoi il nostro appoggio in vista delle elezioni regionali, devi dare a noi la tua indennità di vicesindaco». Ma alcune conversazioni della Ferri, il cui telefono è stato intercettato al pari di quelli di Lomoro e Partipilo, hanno insospettito gli inquirenti. Ci sono ad esempio delle telefonate tra la Ferri e suo marito, Filippo Dentamaro. Una, in particolare, in cui i due parlano di voti e soldi, per la Procura merita di essere approfondita. La conversazione verte su un giovane esponente locale di Forza Italia. «E Fabio Soragni?», chiede la donna al marito. «L’ho incontrato». «E che ha detto». «Ha detto che sta lavorando», le risponde Dentamaro. «E il padre?», incalza la candidata? «Ho chiuso con il padre... Vuole quelle tre cose là», le spiega il marito. «E no amore punta i piedi, nel senso che Fabio Soragni da 500 voti lui, mo sono 250 perché gli altri 200 ce l’ha il padre. Cioè, lo so che dobbiamo solo controllare la situazione è quello il fatto sennò qua diventiamo, cioè ci indebitiamo, io non me lo posso permettere. Cioè questo voglio dire, non è che qua vengono... Che poi si sparge la voce».
L’aggiunto Bruno ha disposto l’inserimento nel fascicolo a carico di Ferri delle stesse intercettazioni emerse nell’indagine principale. L’11 aprile 2015 la ex vicesindaca di Valenzano chiacchiera al telefono con un sacerdote. La conversazione verte su un ex consigliere regionale di Forza Italia, campione di preferenze nel 2010. Il sacerdote le chiede come ha fatto a prendere tutti quei voti. «Con i soldi - risponde la Ferri - ma tutti devono scendere con i soldi». «E tu i soldini ce l’hai?», chiede il religioso. «È chiaro (...) i soldini fanno fare la campagna elettorale (...) altrimenti ci prendiamo in giro non mi voterebbe neanche mia sorella». Solo campagna elettorale o c’è altro, si chiedono gli inquirenti.
Pronta la replica. «Senza conoscere i dettagli delle ipotesi di reato - spiega il difensore della Ferri, avvocato Fabio Campese - , mi vengono in mente due considerazioni: la prima attiene alla consapevolezza che una denuncia coraggiosa in ambito politico, traspone generalmente sul piano giudiziario un riverbero di conflittualità politica. La seconda che i fatti denunciati dall’avv. Ferri hanno avuto un seguito di indagini con la conseguente cristallizzazione di un capo di imputazione, mentre la posizione della mia assistita è quella di mera indagata, e le indagini devono sostanzialmente ancora iniziare. Ciò premesso, quanto all’ipotesi di simulazione di reato l'avv. Ferri è assolutamente tranquilla e serena per tutto quello che coraggiosamente ha denunciato. Quanto alla cosiddetta corruzione elettorale, attende di conoscere maggiori dettagli ma è pronta a chiarire i fatti che possono aver suscitato dubbi di legittimità sul suo operato».
Sul fronte del presunto ricatto alla Ferri, infine, non ci sono solo le registrazioni dei colloqui fatti dalla donna quasi come «agente provocatore», ma anche le intercettazioni tra Partipilo e Lomoro. «È stata 18 mesi - dice il primo al secondo parlando della Ferri - io speravo che la tipa almeno ringraziasse la figura del sindaco (...) tu devi ringraziare il sindaco». «Lui me li ha chiesti - dice la Ferri al telefono a un amico riferendosi al sindaco - devo dare trentamila euro a te e trentamila euro... sono centomila per fare la campagna elettorale, tu mi stai minacciando a me, ho detto allora apriamo un compromesso». Una nuova denuncia su questo punto sarebbe stata depositata da poco dalla Ferri. La faida continua.