il riordino sanitario
Bari, il piano della Regione Nasce il polo oncologico
BARI - Il ragionamento è partito da un’esigenza economica, quella di far quadrare i conti dell’Irccs di Bari. E si è arrivati, dopo l’interlocuzione con la Regione, a un progetto che mira a dotare il capoluogo di un polo oncologico di eccellenza: un’operazione quasi a costo zero, che avverrà attraverso spostamenti e razionalizzazioni di reparti tra i vari ospedali baresi.
Il piano, predisposto dal nuovo direttore generale dell’Irccs, Antonio Delvino, è in questi giorni all’esame della Regione. Ma i primi pareri dell’assessorato alla Salute sono positivi, anche perché alcune idee si sposano bene con il piano di riordino. In buona sostanza l’idea è di trasferire all’Irccs tutti i reparti necessari a completare il ciclo dell’assistenza oncologica. E dunque si tratta di trasferire la chirurgia toracica dal San Paolo, le oncologie dal San Paolo e dal Di Venere e forse - anche se su questo servirà una verifica - l’anatomia patologica dal San Paolo. Prevista anche la «clinicizzazione» della ginecologia e l’incremento dei servizi di senologia. Le due oncologie trasferite dagli altri ospedali baresi dovrebbero occuparsi della presa in carico dei pazienti, con ambulatori aperti 6 giorni a settimana per 12 ore: accoglieranno chi si sottopone a visita per un sospetto di tumore, accompagnandolo nel percorso di accertamento fino eventualmente alla presa in carico da parte dei reparti chirurgici. «Si tratta - commenta Delvino - di un cambiamento impegnativo per tutti. A livello economico per noi è previsto un aumento del fatturato del 30%, in modo da giungere al pareggio entro tre anni. Dal piano ci saranno solo vantaggi per l’intero sistema, ma è necessario fare prestissimo». Tra le varie proposte, quella di coprire alcune specialità oggi non presenti attraverso convenzioni: ad esempio con il primario del Regina Elena, Roberto Biagini, per per la chirurgia muscolo-scheletrica. «In Puglia - spiega Delvino - si registrano ogni anno circa 50 casi, che si trasformano in mobilità passiva».
L’Irccs barese chiuderà il 2015 con una perdita di circa 11,5 milioni. La struttura, nuovissima, è largamente sottoutilizzata: ne sono un esempio le 2 sole sale operatorie aperte a fronte delle 6 realizzate. C’è insomma ampio spazio di crescita, sia nei volumi di prestazioni che nella qualità e nella complessità dell’assistenza.
L’avvio del polo oncologico metropolitano avrà bisogno di uno stretto coordinamento con la Asl di Bari. «In ogni ipotesi di trasferimento delle unità operative - avverte Piero Albenzio, segretario provinciale della Fials Bari (il sindacato più rappresentativo della categoria) -, dovrà essere garantita al personale la facoltà di rimanere nelle sedi attuale». Sullo sfondo resta il problema, legato al riordino, della disattivazione della Neurochirurgia dell’ospedale Di Venere, che porterà probabilmente alla creazione di un dipartimento interaziendale insieme al Policlinico. Su questo l’opinione del sindacato è assolutamente contraria. «Vogliamo evitare - dice Massimo Mincuzzi, segretario regionale della Fials - che si elimini l’unica unità operativa pubblica dell’intera provincia di Bari. I posti letto di neurochirurgia esistenti presso le cliniche private baresi sono specializzati sugli interventi alla colonna, quelli pubblici sugli interventi cranici: la chiusura del Divenere caricherebbe ulteriormente il Policlinico di Bari o incentiverebbe la mobilità passiva». [m.s.]