Un altro è ricoverato
Foggia, muore culturista 30enne due indagati, tre palestre perquisite
FOGGIA - Un trentenne foggiano, Giovanni Racano, appassionato di body building deceduto forse per aver assunto sostanze dopanti; un altro amante di corpi scultorei ricoverato in ospedale, ma pare fuori pericolo; due indagati a piede libero per l’ipotesi di reato di «morte come conseguenza di altro delitto», tra cui un ex campione della stessa disciplina, che potrebbe essere stato l’allenatore della vittima ma lui lo esclude. Ruota intorno a questa ipotesi l’indagine, coordinata dalla Procura ed affidata a squadra mobile foggiana e Guardia di Finanza, sfociata nei giorni scorsi in una serie di perquisizioni in tre palestre e abitazioni cittadine e nell’emissione di due informazioni di garanzia. Non è noto cosa sia stato rinvenuto nelle perquisizioni e se siano stati sequestrati medicinali e/o sostanze dopanti.
I due filoni dell’inchiesta - «Le indagini sono finalizzate a chiarire le cause del decesso di un trentenne body builder e il ricovero d’urgenza di un altro atleta. Risulta altamente fondato» dicono inquirenti e investigatori «il rischio che entrambi gli sportivi abbiamo assunto sostanze dopanti, anche in vista di una gara agonistica di body building che si disputerà a Foggia nel prossimo giugno. I due gravi eventi» (ossia la morte di Racano e il ricovero di un altro foggiano di 50 anni dei giorni scorsi) «inducono gli inquirenti a ritenere che possa essere in circolo un lotto di medicinali con effetti dopanti e con conseguenti gravi rischi per la salute di chi ne faccia uso, nonché la sussistenza di un conseguente commercio illecito di sostanze dopanti» aggiungono poliziotti e Fiamme gialle. La decisione della Procura (due i pubblici ministeri che coordinano le indagini), Polizia e Questura di diffondere un comunicato stampa è legata verosimilmente proprio al timore che anche altri atleti possano aver assunto farmaci con effetti dopanti, che potrebbero metterne a rischio la salute».
La denuncia dei genitori - Il punto di partenza dell’indagine è rappresentato dal ricovero agli ospedali riuniti di Foggia di Racano, giovane foggiano che pare da poco meno di due anni avesse cominciato a praticare body building, avvenuto il 7 aprile scorso presso gli ospedali riuniti del capoluogo dauno. Le sue condizioni apparvero subito gravi, ne fu disposto il giorno dopo il ricovero all’ospedale «San Paolo» di Bari pare perché il paziente necessitasse di cure nella camera iperbarica di cui la struttura foggiana non è dotata. «Dopo una settimana di coma farmacologico indotto, il foggiano» prosegue la nota stampa diffusa ieri mattina «è deceduto il 17 aprile scorso nell’ospedale di Bari». In seguito al ricovero ed al decesso del paziente «una denuncia è stata presentata dai genitori» della vittima. Il sospetto relativo all’assunzione di sostanze dopanti si baserebbe sulle analisi effettuate in occasione del ricovero del paziente.
Il secondo ricovero - Indagando sul decesso di Racano, Procura, poliziotti e finanzieri hanno acceso i riflettori anche su un secondo episodio: il ricovero nel nosocomio dauno di un cinquantenne foggiano, pure appassionato di body building, che sarebbe fuori pericolo. Racano e il paziente ricoverato si conoscevano? Frequentavano le stesse palestre? Avevano in comune gli istruttori? Sono domande che si infrangono davanti al segreto istruttorio di un’indagine che sta muovendo i primi passi.
Gli avvisi di garanzia - L’ipotesi investigativa è che Racano si allenasse sotto la guida di un quarantenne foggiano, già campione della disciplina sportiva, nei cui confronti i pubblici ministeri hanno spiccato un’informazione di garanzia per l’ipotesi di reato di morte come conseguenza di altro reato. Uno secondo avviso è stato notificato ad un altro foggiano gravitante nel mondo del body-building. «Quando da un fatto previsto come delitto doloso deriva, quale conseguenza non voluta dal colpevole, la morte e o la lesione di una persona» recita l’articolo 586 del codice penale, le pene previste sono quelle per l’omicidio colposo (da sei mesi a cinque anni), ma aumentate. Il caso classico del reato ipotizzato dalla Procura è quello dello spacciatore di droga che risponde della morte per overdose di un cliente. Agli indagati sono state notificate informazione di garanzia come atto dovuto, nel momento in cui la Procura ha disposto l’autopsia sul cadavere di Racano: questo per dare modo loro di difendersi sin dalla prima fase dell’inchiesta e di nominare propri consulente che assistesse all’autopsia. L’esame autoptico è stato eseguito nei giorni scorsi nell’obitorio degli ospedali riuniti da un anatomopatologo dell’istituto di medicina legale, che si è riservato di rispondere entro un paio di mesi ai quesiti della Procura sulle cause del decesso.
«Non è l’allenatore» - «Il mio cliente è assolutamente estraneo a questa vicenda» commenta l’avvocato Raul Pellegrini, che assiste l’istruttore di body building «in quanto ha avuto soltanto rapporti di amicizia con la vittima, che peraltro si allenava in una palestra diversa da quella dove lavora il mio assistito. Non era l’istruttore della vittima, né il titolare della palestra frequentata da Racano: tantomeno il mio assistito ha mai fornito a chicchessia farmaci o sostanze dopanti. Voglio anche aggiungere» prosegue il legale «che le perquisizioni effettuate nei giorni scorsi a casa, nell’auto e nell’armadietto della palestra dove il mio assistito lavora, hanno avuto esito negativo, non essendo stato trovato alcun farmaco. L’avviso di garanzia, notificatogli nei giorni successivi alle perquisizioni, è un atto dovuto da parte della Procura in vista dell’autopsia».