«Non gli ho concesso mia moglie»
CAMPOBASSO - Dopo le quattro ore di interrogatorio di Angelo Izzo, dopo la «sua» verità sul movente del massacro di Ferrazzano (Campobasso), gli inquirenti tirano le fila dell'inchiesta sul duplice assassinio di Maria Carmela Linciano e della figlia Valentina Maiorano.
Magistrati e poliziotti passano al vaglio la deposizione del reo confesso - «quella donna era diventata opprimente, ho voluto liberarmi di lei» - ma intanto una prima smentita è arrivata dall'interno del carcere, dal marito e padre delle due vittime, l'ex boss pugliese Giovanni Maiorano: «non ho mai dato il mio beneplacito - ha affermato - a una relazione tra lui e mia moglie».
«Non avrei mai potuto - ha scritto Maiorano in un fax inviato stamani al suo legale Stefano Chiriatti -, ero gelosissimo di lei. Mi rivolgo all'Italia che si è sentita commossa dalla strage di Maria Carmela e Valentina - ha aggiunto l'ex esponente della sacra Corona Unita, detenuto per omicidio - affinché non creda ad Angelo Izzo. Se avessi fatto un accordo del genere con lui mi riterrei un verme».
«Sono sempre stato gelosissimo - ha ribadito -. Difenderò l'onore di Maria Carmela e Valentina fino allo stremo, se lo meritano». Maiorano ha preannunciato quindi l'intenzione di denunciare Izzo per le sue affermazioni.
Ma al di là delle smentite dell'ex compagno di detenzione a Palermo, al quale Izzo, durante il periodo di semilibertà a Campobasso, ha distrutto la famiglia dopo averne preso il posto in veste di «uomo di casa» - definizione data da lui stesso ai magistrati -, restano da verificare molte delle circostanze emerse nell'interrogatorio di ieri. E resta ancora da delineare appieno, sicuramente meglio di quanto non sia stato fatto finora, la personalità del massacratore del Circeo: gli avvocati difensori Enzo Guarnera e Filomena Fusco hanno chiesto espressamente che venga disposta una perizia psichiatrica, e non era certo casuale la presenza all'interrogatorio del criminologo e psichiatra Massimo Picozzi, nominato consulente della Procura.
Izzo ha parlato agli inquirenti di una relazione nata tra lui e Maria Carmela, a suo dire praticamente «consegnatagli» dal marito, e che mano a mano era diventata per lui oppressiva, asfissiante. Un rapporto fatto «di interessi economici comuni, di sentimenti, e anche di sesso», e nel quale la presenza della donna - sempre nel racconto di Izzo - era diventata sempre più incalzante, con richieste anche di fuggire insieme, di andare via dall'Italia. «Dapprima questa situazione mi gratificava - ha spiegato l'ex 'pariolinò - me sentivo per la prima volta un capofamiglia. Poi ho cominciato ad avvertire come un cappio al collo, che non sopportavo più».
Complice il riemergere dell'"elemento patologico» della personalità di Izzo, che tra l'altro di era procurato due pistole con l'intenzione di compiere delle rapine, è nata allora la volontà di eliminare la donna, e di conseguenza anche la figlia quattordicenne, diventata scomoda testimone. «Dopo averle uccise - ha detto ancora ai magistrati - volevo mettere i corpi nel bagagliaio dell'auto, come avevo fatto nella notte del Circeo, ma poi ho cambiato idea».
Il reo confesso, poi, ha voluto quasi scagionare i due presunti complici: «Luca Palaia era sotto la mia minaccia, ha scavato la fossa per nascondere i corpi ma solo perché l'ho costretto puntandogli la pistola. Palladino, che mi aveva messo a disposizione la villetta di Ferrazzano, l'ho fatto arrivare dopo, a cose fatte». Un passaggio, questo, accolto oggi con soddisfazione dal difensore di Palaia, Giuseppe Fazio, che ha visto pressoché confermate le dichiarazioni del suo assistito. Nuove audizioni, comunque, verranno effettuate alla luce delle affermazioni di Izzo.