«Sì, le ho uccise Non le ho violentate»

CAMPOBASSO - La svolta arriva nel pomeriggio: all'inizio dell'interrogatorio Angelo Izzo fa una dichiarazione spontanea confessando ai magistrati di avere ucciso Maria Carmela Maiorano e la figlia quattordicenne Valentina, ma nega di averle violentate. Poi chiede di parlare ancora della vicenda tra qualche giorno, quando sarà più sereno.
Un incontro di pochi minuti nel quale trovano conferme, da parte di Izzo, due delle tre accuse che la Procura contesta ai tutti e tre gli indagati: omicidio premeditato aggravato, violenza sessuale e occultamento di cadavere. Proprio stamattina i magistrati della Procura di Campobasso avevano iscritto ufficialmente nel registro degli indagati l'ex «mostro del Circeo», e i suoi due presunti complici, Luca Palaia e Guido Palladino, contestando loro i tre reati.

All'indomani delle autopsie sui due cadaveri trovati sabato scorso in un villino a Ferrazzano (Campobasso), il procuratore capo Mario Mercone e il sostituto Rita Caracuzzo, coadiuvati nelle indagini dai funzionari di polizia, della Scientifica e dello Sco, hanno deciso di scoprire le carte.
Gli esiti preliminari delle autopsie (l'anatomopatologo Florio Reale si è riservato 90 giorni per relazionare alla luce degli esami istologici e tossicologici) hanno rilevato quale causa di morte l'asfissia da soffocamento conseguente all' occlusione delle vie aeree con un sacchetto di plastica sigillato con nastro adesivo da imballaggio. Sul corpo di Maria Carmela Maiorano sono presenti anche ematomi alla testa e alla gamba sinistra. Su quello di Valentina c'è un graffio alla spalla sinistra.
La donna e la ragazza - madre e figlia dell'ex collaboratore di giustizia pugliese Giovanni Maiorano - erano entrambe chiuse in sacchi di plastica verdi, ammanettate con le braccia dietro alla schiena, e nascoste in un'unica fossa ricoperta con strati di terra e polvere di calce: proprio l'acquisto della calce risalente al giorno prima dell'assassinio è l'elemento di riscontro per l'ipotesi della premeditazione.
Per quanto riguarda gli ulteriori accertamenti, proseguono gli interrogatori degli indagati, di persone informate sui fatti e indagini tecniche di varia natura, comprese ricerche di elementi utili sulla scena del delitto. Gli aspetti di novità emersi con le contestazioni della Procura riguardano il fatto che a tutti e tre è stata contestata la violenza sessuale, che comunque potrebbe consistere anche in circostanze diverse dalla congiunzione carnale, non rilevata, almeno nella sua fase preliminare, dall'autopsia. Tutti e tre, inoltre, secondo la Procura avrebbero partecipato attivamente al duplice omicidio.
Ad agire non sarebbe stato quindi solo Izzo, ma anche gli altri due sarebbero stati presenti sia nei momenti preparatori sia nelle ultime ore di terrore consumatesi nella villetta, dopo avervi accompagnato le due donne. Palaia, nella deposizione in carcere, ha già ammesso di essere stato presente. Ma il suo avvocato Giuseppe Fazio ha negato oggi la circostanza secondo cui Palaia avrebbe minacciato con una pistola le due donne.
Guido Palladino ha, invece, finora sempre asserito di non aver partecipato al delitto, aggiungendo di non essersi potuto tirare fuori dalla vicenda perchè minacciato da Izzo. Oggi Palladino, che come Palaia aveva conosciuto Izzo lavorandoci insieme nell' associazione «Città Futura», ha chiesto di parlare nuovamente col Gip Giovanni Falcione. Lo stesso Gip, che ieri aveva interrogato in carcere Palaia e Palladino sulle accuse riguardanti il presunto traffico d'armi, oggi ha convalidato i loro arresti disponendo la permanenza in carcere.
Intanto,i corpi delle due vittime restano nell'obitorio dell' ospedale Cardarelli in attesa del nullaosta della Procura per la restituzione ai familiari. Sempre in Procura si è svolto un vertice tra i magistrati che indagano sul duplice assassinio, la pm Rita Caracuzzo, e sulla scomparsa di un uomo di Sant'Angelo Limosano (Campobasso) messa negli ultimi giorni in relazione con la vicenda in cui è coinvolto Angelo Izzo. Gli elementi in possesso dei magistrati, comunque, hanno escluso legami tra le due vicende.
Fausto Gasparroni

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