Addio ad Arthur Miller ultimo grande commediografo americano
NEW YORK - L'ultimo lavoro di Arthur Miller, il leggendario commediografo americano morto ieri a 89 anni, è stato un lungo addio a Marilyn: l'anno scorso, 44 anni dopo il divorzio dalla diva al platino, lo scrittore newyorchese aveva mandato in scena a Chicago una piece teatrale in cui aveva rivisitato la fine del suo matrimonio sul set degli 'Spostati'.
Era stato un addio, e da ogni punto di vista un mesto addio: al pubblico 'Finishing the Picture' (Finire il film ma anche il quadro) non era piaciuto e il pubblico aveva disertato i botteghini del Goodman Theater di Chicago dove l'ultima opera di Miller era stato in scena appena poco più di un mese.
Ora, con la morte del suo autore, non è certo se il dramma approderà a Broadway.
'SPOSTATI', UN FILM SEGNATO DALLA SFORTUNA - Gli 'Spostati' fu un film segnato dalla sfortuna: fu l'ultimo per Marilyn ma anche per la sua co-star Clark Gable che morì d'infarto due settimane dopo aver lasciato il set a soli 59 anni. Miller aveva scritto la sceneggiatura mentre il suo matrimonio andava a rotoli cinque anni dopo aver incantato l'America.
L'unione tra 'grande cervello americano' e il 'grande corpo americano' come li aveva definiti all'epoca Norman Mailer, aveva affascinato l'America come e quanto il mito dei kennedy ma era arrivata ormai al capolinea quando nel 1960 la coppia era arrivata a Reno per le riprese degli 'Spostati'. Nella capitale dei divorzi del Nevada Marilyn era perennemente imbottita di Nembutal e sull'orlo continuo della crisi di nervi.
Non era la prima volta che Miller rivisitava il mito di Marilyn: 18 mesi dopo il suicidio dell'ex moglie aveva mandato in scena 'After the Fall', che all'epoca fece scandalo e fu contestato dai fan della diva che l'avevano giudicato irrispettoso nei confronti della sua memoria.
'Dopo la Caduta', con cui il commediografo aveva detto di aver voluto liberarsi per sempre dell'ossessione verso l'ex moglie, era generalmente considerato il lavoro teatrale più autobiografico di Miller, ma 'Finishing the Picture' ne aveva spiazzato il primato: la nuova piece, come dice il titolo, cerca di «finire il quadro» rimasto incompiuto.
KITTY E' UNA DIVA DI FAMA MONDIALE - Come le riprese dei 'Misfits', anche il nuovo dramma è ambientato in un hotel di una città del West. Un produttore sta cercando di decidere se abbandonare un film di cui sono in corso le riprese. Il film è in ritardo di cinque settimane e Kitty, la sua star, non sembra essere nelle condizioni ideali per continuare. Kitty, una diva di fama mondiale che non appare mai sul palco: resta a letto per ore mentre il cast la aspetta sotto un caldo da deserto africano, indignato e irritato per la vana speranza che la diva riemerga.
Kitty ha gravi problemi: ingurgita pillole, beve come una spugna, mangia gelato a colazione, vaga nuda per i corridoi dell'hotel. Al suo letto, o per meglio dire al suo capezzale, siedono in permanenza i maestri di recitazione, ispirati a Lee e Paula Strasberg, i due leader dell'Actors' Studio che accompagnarono Marilyn a Reno durante le riprese dei Misfits'.
FANTASMI DI COSE CHE HA FATTO SUL PETTO - Come Monroe, anche Kitty è già stata curata da due dei migliori analisti d'America. Ha «fantasmi che le pesano sul petto», afferma Miller attraverso uno dei suoi personaggi: «Fantasmi di cose che ha fatto».
Come Marilyn anche Kitty è sposata a uno sceneggiatore di nome Paul: «Tutti vogliono qualcosa da lei», dice della moglie: «Noi non siamo eccezione: vogliamo un bellissimo film, per questo insistiamo che si svegli bella e brillante anche quando lei si sente morire».
Il 'New York Times' aveva chiesto a Miller la genesi del nuovo dramma: «L'ho cominciato vent'anni fa, poi mi sono fermato, disperato». Era stato nel 2002, dopo la morte della terza moglie Inge Morath con cui era stato sposato per 40 anni, che il commediografo aveva ripreso in mano il progetto: Non capisco il processo. So solo che è tornato».
Altri hanno visto in modo meno mistico l'origine di 'Finishing the picture': «Mio padre ha voluto essere giusto con se stesso e essere giusto con Marilyn», aveva detto Robert Miller, il figlio del primo matrimonio che aveva nove anni quando Arthur aveva lasciato la famiglia per andare a vivere con la diva.
Alessandra Baldini