La «Regione Salento» preoccupa Fitto e Vendola La «benzina» dei 3 presidenti
di Tonio Tondo
Vendola e Fitto, divisi su tanti temi, sul referendum dovrebbero pensarla allo stesso modo. Per ora si muovono in modo prudente. Ma l’allarme c’è. E se il movimento per il referendum si trasformasse in movimento politico per condizionare gli attuali equilibri? Sono 59 i consigli comunali che hanno deliberato a favore della consultazione: 42 in provincia di Lecce, nove a Brindisi e otto a Taranto, compreso il capoluogo. In tutto 748.804 cittadini rappresentati, oltre un terzo della popolazione delle tre province (1.797.322). E’ stato un voto bipartisan nelle assemblee con giunte di centrosinistra e centrodestra. L’organizzazione sta procedendo a ritmo serrato. In ogni centro sono all’opera un delegato e un vice con il compito di promuovere i comitati. Il movimento si è dotato anche di un gruppo giovanile. Tutto questo sta avvenendo sotto gli occhi degli uomini di Vendola e Fitto
Per i sostenitori del presidente della regione le parole d’ordine sono già decise, semplici e brutali: i promotori del referendum sono «secessionisti» e «leghisti».
Per Fitto, invece, la cosa è più complicata. Sembra che il ministro delle regioni non abbia accolto bene il sì delle amministrazioni di centrodestra. All’inizio, quando ancora la situazione era fluida, esponenti del Pdl avevano fatto dichiarazioni euforiche e di fatto stavano cavalcando l’onda referendaria. Sindaci e assessori erano mobilitati per convincere i consigli comunali. Anche Palese, il competitore di Vendola, si era lasciato sfuggire dichiarazioni di sostegno. Adesso è molto abbottonato. Una cosa è il referendum, un’altra la posizione da assumere nella consultazione, sono le parole ricorrenti a giustificazione del primo disorientamento.
A Lecce il consiglio comunale, dominato dal centrodestra, si è spaccato. I bene informati sostengono che il ministro Fitto sia intervenuto per spiegare al sindaco Perrone e ai suoi sostenitori che il Salento non ha bisogno di avventure. Il movimentismo di Pagliaro, presidente del gruppo Mixer Media, al quale fa capo Telerama, non piace agli attuali leader. La dichiarazione di lunedì, poi, dal sapore populistico («Questo successo politico rende questa giornata un simbolo della rivoluzione democratica che il popolo sta mettendo in atto») ha provocato malumori e ha acceso i riflettori. Dallo stesso movimento referendario provengono concetti chiari. Si punta alla consultazione e Pagliaro vuole essere «condizionante» negli sviluppi futuri.
Vendola e Fitto, divisi su tanti temi, sul referendum dovrebbero pensarla allo stesso modo. Per ora si muovono in modo prudente. Ma l’allarme c’è. E se il movimento per il referendum si trasformasse in movimento politico per condizionare gli attuali equilibri? Sono 59 i consigli comunali che hanno deliberato a favore della consultazione: 42 in provincia di Lecce, nove a Brindisi e otto a Taranto, compreso il capoluogo. In tutto 748.804 cittadini rappresentati, oltre un terzo della popolazione delle tre province (1.797.322). E’ stato un voto bipartisan nelle assemblee con giunte di centrosinistra e centrodestra. L’organizzazione sta procedendo a ritmo serrato. In ogni centro sono all’opera un delegato e un vice con il compito di promuovere i comitati. Il movimento si è dotato anche di un gruppo giovanile. Tutto questo sta avvenendo sotto gli occhi degli uomini di Vendola e Fitto
Per i sostenitori del presidente della regione le parole d’ordine sono già decise, semplici e brutali: i promotori del referendum sono «secessionisti» e «leghisti».
Per Fitto, invece, la cosa è più complicata. Sembra che il ministro delle regioni non abbia accolto bene il sì delle amministrazioni di centrodestra. All’inizio, quando ancora la situazione era fluida, esponenti del Pdl avevano fatto dichiarazioni euforiche e di fatto stavano cavalcando l’onda referendaria. Sindaci e assessori erano mobilitati per convincere i consigli comunali. Anche Palese, il competitore di Vendola, si era lasciato sfuggire dichiarazioni di sostegno. Adesso è molto abbottonato. Una cosa è il referendum, un’altra la posizione da assumere nella consultazione, sono le parole ricorrenti a giustificazione del primo disorientamento.
A Lecce il consiglio comunale, dominato dal centrodestra, si è spaccato. I bene informati sostengono che il ministro Fitto sia intervenuto per spiegare al sindaco Perrone e ai suoi sostenitori che il Salento non ha bisogno di avventure. Il movimentismo di Pagliaro, presidente del gruppo Mixer Media, al quale fa capo Telerama, non piace agli attuali leader. La dichiarazione di lunedì, poi, dal sapore populistico («Questo successo politico rende questa giornata un simbolo della rivoluzione democratica che il popolo sta mettendo in atto») ha provocato malumori e ha acceso i riflettori. Dallo stesso movimento referendario provengono concetti chiari. Si punta alla consultazione e Pagliaro vuole essere «condizionante» negli sviluppi futuri.