codice interno
Bari, le verità del boss Parisi: «In città qualcuno sfrutta il mio nome, ma io non sono un mafioso»
L'interrogatorio nel processo Codice Interno in cui la Dda ha chiesto una condanna a 20 anni. «Non so più nulla di quello che accade a Japigia. Ambasciate dal carcere? Non userei mai una donna»
BARI - La sua affiliazione alla ndrangheta calabrese «sono chiacchiere dei giornali di Bari». Oppure, ha detto Savino Parisi, millanterie dei pentiti della criminalità barese nei confronti di un uomo che non si ritiene «il boss dei boss» del quartiere Japigia. Venerdì della scorsa settimana Parisi ha parlato per oltre un’ora, in videoconferenza dal carcere di Terni, per difendersi davanti al gup Giuseppe De Salvatore dalla nuova accusa nel processo Codice Interno: quella di essere promotore e organizzatore di una associazione per delinquere dedita a droga ed estorsioni, per la quale la Dda di Bari ha chiesto una condanna a vent’anni. «Io - ha detto Parisi - non sono un mafioso».
La tesi dei pm Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino è che Savinuccio abbia continuato in tutti questi anni a comandare dal carcere, mandando messaggi all’esterno attraverso i familiari. Ma lui nega, e dice che nelle videochiamate dalla cella si occupa soltanto di questioni familiari. « Di quello che è successo sul quartiere Japigia - ha detto, rispondendo alle domande degli avvocati Alessandra Cardinale e Rubio Dironzo - io non c’entro niente, non ho fatto niente e non c’entro niente assolutamente». L’Antimafia gli contesta una conversazione con il fratello Giuseppe, che gli risponde in modo criptico («Sappiamo valutare, Savino, siamo cresciuti, sappiamo valutare bene e quelli che dobbiamo trattare e quelli che non dobbiamo trattare») con un messaggio che sembrerebbe avere contenuto mafioso. Ma Savinuccio ha spiegato al giudice che molta gente in giro spende il suo nome e lui ha cercato di dire ai familiari di stare attenti. «Quando esce una persona dal carcere cosa succede? “Sono stato con tuo fratello, sono stato con tuo fratello” e poi vanno a chiedere qualche cortesia, qualcosa. Io ho cercato di segnalare a mio fratello, a dire “lascia stare che non è… non ho interessa di questa persona e non dargli retta” se magari gli chiedeva qualcosa, qualche cortesia. Come vedete, adesso io sto parlando e cerco di gesticolare con le mani ma mica vuol dire che io abbia dato qualche ambasciata a mio fratello, qualche ordine, tant’è vero che io a mio fratello cerco di raccomandarlo sempre “non ti mettere nei vari casini, ascolta a me”. Era un modo mio per proteggere me stesso».
Parisi ha ricordato...
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