il blitz nel tarantino
Blitz «Dominio», mafia e voto di scambio a Statte: «Tra i raccomandati Amiu politici e forze dell’ordine»
Rocco Lucio Scalera, il dirigente di Amiu-Kyma Ambiente di Taranto finito in carcere nel blitz «Dominio» per l'intreccio tra mafia e politica al Comune di Statte, nega le accuse ma ammette: «Tutti chiedono una mano»
«In quei bigliettini c'è tutta la provincia: non solo politici, anche delle forze dell'ordine». Non fa nomi Rocco Lucio Scalera, il dirigente di Amiu-Kyma Ambiente di Taranto finito in carcere nel blitz «Dominio» per l'intreccio tra mafia e politica al Comune di Statte, ma nell'interrogatorio di garanzia dinanzi al gip di Lecce Antonio Zizzari, anticipa il terremoto che arriverà dall'altra inchiesta che lo vede coinvolto per il concorso sospetto all'Amiu. Un'indagine che ha un punto in comune con l'inchiesta che lo ha portato in cella: Giulio Modeo, figlio del boss Antonio Modeo, finito anche lui in carcere con l'accusa di aver fatto parte del clan Sudoso che aveva raccolto voti per favorire la vittoria del centro sinistra nelle amministrative di Statte 2021 quando la coalizione a sostegno di Franco Andrioli ha ottenuto il 75 per cento dei consensi. Il nome di Modeo, infatti, è uno di quelli che i poliziotti della Squadra Mobile che conducono l'inchiesta coordinata dai pm Lucia Isceri ed Enrico Bruschi, hanno ritrovato tra quelli segnati su un bigliettino che Scalera portava con sé il giorno della terza prova: per l'accusa sono i nomi dei “favoriti” quelli che insomma grazie all'aiuto di Scalera avrebbero superato quelle prove.
Accompagnato dagli avvocati Fausto Soggia e Roberto Eustachio Sisto, il dirigente ha scelto di rispondere alle domande del magistrato e fornire la sua versione dei fatti rigettando l'accusa di voto di scambio politico mafioso. Ha sostanzialmente dichiarato di non aver mai fatti campagna elettorale per nessuno, neppure per il fratello Antonio Scalera, consigliere regionale ed estraneo alla vicenda.
In una delle intercettazioni raccolte dai finanzieri che hanno condotto l'inchiesta Dominio sotto la supervisione del pubblico ministero Milto De Nozza, Scalera durante un incontro con l'allora candidato sindaco e il presidente dell'Amiu Giampiero Mancarelli, spiega ai suoi interlocutori che «Su Grottaglie no, onesto mentre su Statte mi sono mosso: io c'ho degli amici a Statte che tutte le mattine…» e aggiunge «Io ho parlato con... non te li voglio mandare per un motivo: è un Modeo quello... quelli sono… non ti posso sputtanare! Se fanno una fotografia ti inguaiano». Ieri mattina, però, ha bollato tutto come vanterie: frasi dette per non fare brutta figura con Andrioli e Mancarelli. Per l'accusa, però, le cose non stanno così: il dirigente, per l'Antimafia, è pienamente consapevole della caratura criminale di Modeo al punto da garantirgli un posto all’Amiu come ringraziamento non solo per il suo impegno a favore di Andrioli, ma anche per quello fornito nel 2020 in occasione delle elezioni regionali nelle quali era candidato con La Puglia Domani, il fratello Antonio.
Una difesa a cui tuttavia si sono aggiunti una serie di messaggi chiari sull'inchiesta ancora in corso. «Tutti vengono a chiedere raccomandazioni per i concorsi, ma io non ho mai aiutato nessuno» ha detto quello che per gli inquirenti è «l'uomo forte della azienda municipalizzata di Taranto». Come raccontato da Gazzetta, sono oltre 20 le persone iscritte nel registro degli indagati e le dichiarazioni di Scalera fanno ritenere che non sarà solo la politica a doversi preoccupare.