Il caso

Apulia Film Commission, la Regione dice basta

Massimiliano Scagliarini

Convocata l’assemblea, Dellomonaco verso la revoca

La spaccatura che contrappone la presidente della Apulia Film Commission al resto del CdA è arrivata al punto di non ritorno. Il 25 agosto è stata convocata l’assemblea dei soci, chiamata a occuparsi di ciò che il collegio dei revisori della fondazione ha scritto il 18 luglio: un verbale molto duro parla di «importanti inefficienze nel funzionamento dell’organo amministrativo» che «non è in grado di operare correttamente nella sua funzione deliberatrice».

La Regione è il principale azionista della Afc, e proprio il capo di gabinetto, Claudio Stefanazzi, ha chiesto al CdA la convocazione di una assemblea dei soci a poca distanza da quella che il 13 luglio (con l’irrituale presenza del consigliere delegato Grazia Di Bari in rappresentanza della Regione) ha ratificato le decisioni sul finanziamento della rete dei festival. Il contesto è quello dello scontro tra la presidente Simonetta Dellomonaco e il direttore Antonio Parente. La sbandierata pace tra i due si è rivelata solo apparente. E infatti nelle riunioni del CdA la tensione è altissima: scontri continui tra la presidente, il direttore e gli altri consiglieri. Numerose sedute del consiglio si sono concluse con l’interruzione del collegamento in videoconferenza da parte della presidente: in quella del 13 luglio, dove il consiglio si è spaccato sul finanziamento per una manifestazione sul mondo digitale, la Dellomonaco è arrivata a minacciare i consiglieri di «chiamare i carabinieri», si è disconnessa da Zoom e ha poi mandato una Pec dichiarando «chiusa la riunione». Decisione che il resto del cda ha respinto.

È per questo che nei giorni scorsi Stefanazzi ha deciso di intervenire, anche se in ultima analisi è proprio la Regione ad avere in mano il pallino: con il suo voto in assemblea può revocare l’incarico del presidente. Ma per fare cosa? Le alternative sono oggetto di valutazione, anche alla luce dei limiti contenuti nello statuto della Afc. Una possibilità è nominare un commissario che traghetti la fondazione fino a marzo, quando è prevista la scadenza naturale delle cariche. Un’altra è la revoca dell’intero CdA, perché le dimissioni della maggioranza non sono sufficienti a provocarne la decadenza. Dalla Regione fanno sapere che l’assemblea del 25 sarà «un momento di confronto», e che la relazione dei revisori costituisce «un punto di non ritorno».

Già nell’assemblea del 13, del resto, è emersa una grave difficoltà di fondo. La riunione doveva servire a stabilire come utilizzare «le riserve non vincolate», cioè i soldi propri della Fondazione: circa un milione di euro da destinare al finanziamento dei festival. È un modo per mettere riparo al pasticcio dell’inesistente Allora Festival di Ostuni, finanziato con 350mila euro con la contrarietà del vicepresidente Ettore Sbarra. L’assemblea (cioè la Regione) ha deciso che per il 2023 i festival saranno scelti «tramite appositi avvisi pubblici che assicurino lo sviluppo e la valorizzazione qualitativa del progetto, nonché la più ampia partecipazione», mentre per il 2022 si andrà avanti a finanziare «eventi che abbiano svolto, con risultati apprezzabili, un numero significativo di edizioni negli anni passati o, in subordine, che abbiano avuto una valutazione positiva da parte delle competenti strutture di Afc». Traduzione: nel 2023 faremo le cose per bene, quest’anno diamo i soldi a chi vogliamo.[m. s.]

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