Lutto
La «Gazzetta» dà l'addio a Tonino Mangano, ex vicedirettore e maestro
Padre del nostro collega Marco, aveva 87 anni. Coratino di nascita, ha mosso i primi passi della professione a Roma e al Corriere del Giorno
È morto, Antonio Mangano, già vice direttore de «La Gazzetta del Mezzogiorno» e padre del nostro collega Marco. Aveva 87 anni. Coratino di nascita, ha mosso i primi passi della professione a Roma e al Corriere del Giorno. I funerali si svolgono alle 10 nella Chiesa di San Francesco da Paola in viale Ennio a Bari.
La quiete pomeridiana della redazione, che nei primi Anni Novanta produceva ancora a «caldo» perché la videoimpaginazione era paessaggio lontano, veniva interrotta appena Tonino Mangano disegnava la prima pagina. «Che titolo facciamo?», scandiva convocando alla scrivania.
Un rito giornaliero, una messa alla prova per avvicinarsi alla perfezione, ossessione quotidiana. Prevedeva che gli si consegnasse un’ipotesi di titolo scritto sul foglietto ricavato dai lenzuoli delle bobine in rotativa. Leggeva, appallotava, cestinava. La sentenza da margniflone era scandita con severità pedagogica: «Rifallo, non fermarti alla prima cantina». I successivi tentativi si chiudevano senza nemmeno una parola di ritorno, fino a quando l’ennessima convocazione alla scrivania era per il suo parto felice: «È questo il titolo?» chiedeva, retorico. Era indiscutibilmente quello, chiaro, efficace, pieno di dettagli, il più delle volte geniale e con l’esatto numero di battute richieste dall’inventario tipografico. Un trionfo che lo portava a sorridere. A quel punto, il cambio di atteggiamento era repentino e l’umanità viaggiava mista alla voglia di far crescere, non solo professionalmente. Raccomandava l’uso della punteggiatura come fosse l’abito di nozze; s’infuriava per le tautologie, considerate inciampi da mediocri; sviscerava attacco e chiusa del pezzo come fossero vetrini sotto un microscopio.
Raccontava poco di sè, Tonino: i primi passi come cronista a Roma, poi il Corriere del Giorno e l’approdo alla Gazzetta del Mezzogiorno nella quale ha scalato i gradini fino alla vice direzione. Declinava la passione gigante per il giornalismo assieme all’amore per la famiglia, il figlio Marco e poi per i nipoti Giorgia e Antonio.
«Il posto giusto è quello dove smetti di chiedere: che ora è?», amava ripetere, con le maniche di camicia eternamente risvoltate e la cravatta all’indietro sulla spalla. L’ego borioso era parvenza, un millimetro sotto trovavi la stoffa del maestro. L’ultima pallottola di carta arrivò per «Cade dal quarto piano, muore muratore». L’urlo manganiano: «... se cadeva dal quinto piano moriva elettrauto?». Addio Tonino, maestro per molti.