L'intervista
Capone (Ugl): «Va rilanciata l’ex Ilva l’Italia ha bisogno di produrre acciaio»
Il segretario generale: «Recovery essenziale per il riscatto del Meridione»
Paolo Capone, segretario generale dell’Ugl, oggi a Bari e Brindisi con l’iniziativa «Il Lavoro cambia anche noi!», perché ha promosso questa mobilitazione in trenta città italiane?
«Causa pandemia non potremo portare i lavoratori in piazza per il Primo maggio e abbiamo così deciso di illustrare negli spazi pubblici le idee dei lavoratori, dei cittadini e delle istituzioni che abbiamo incontrato».
Con che obiettivo?
«Vogliamo creare una piattaforma che presenteremo alla fine del tour per mettere insieme venti argomenti che stiamo selezionando dal basso».
In Puglia…
«Qui discuteremo delle difficoltà nel rilancio dell’Ilva, così come della transizione green».
Il dossier siderurgico è particolarmente complesso. Quali i vostri punti fermi?
«L’acciaio è un settore strategico, non si può abbandonare la produzione interna. Non abbiamo dubbi. La fabbrica però deve essere compatibile con la sostenibilità e il rispetto dei territori intorno agli stabilimenti. La transizione green va sostenuta: ci sono strutture con altiforni elettrici che evitano gli effetti legati alla combustione a carbone».
C’è una questione meridionale da affrontare?
«Sì, e le risorse del Recovery devono essere impiegate per recuperare il gap con il resto del paese. Non a caso è essenziale realizzare il ponte sullo Stretto di Messina: potrebbe diventare il simbolo di visione di sviluppo, connessa a importanti commesse di acciaio per le tante fabbriche italiane, compresa Taranto».
L’emergenza Turismo?
«In costanza del blocco dei licenziamenti, l’Istat ha certificato che 960mila posti sono stati già persi: sono le conseguenze delle aziende chiuse. Sono saltate grandi filiere, quelle della ristorazione e del turismo in primis. Tra i colpiti ci sono sopratutto lavoratori di età giovane».
Come si riparte?
«Va rimesso in moto il settore turistico. Non basta girare le chiave: bisogna riavviare un sistema complesso di relazioni, ed è necessario riprendere la mobilità in sicurezza. Tanti impiegati nel pubblico ora hanno accresciuto i propri risparmi: devono poter accrescere i consumi, rimettendo in movimento l’economia».
La querelle sui rider come si è conclusa?
«L’Ugl ha risposto ad una esigenza di un settore nuovo con risposte nuove. Abbiamo costruito tutele reali intorno ad un contratto che è inappellabile per le garanzie che offre: siamo stati protagonisti di una operazione coraggiosa, ascoltando i lavoratori. Siamo partiti dall’idea che ambivano a essere inquadrati come subordinati, ma in ben 25 assemblee in Italia abbiamo riscontrato che volevano mantenere un contratto autonomo con tutele e su questo abbiamo realizzato l’unico contratto esistente. Cgil, Cisl e Uil hanno fatto tante rivendicazioni ma finora nulla di concreto».
Che aspettative ha rispetto al governo Draghi e al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti?
«Ci aspettiamo molto di più rispetto al Conte bis. L’autorevolezza di Draghi e la ricerca di un governo con una maggioranza ampia offrono una occasione di rilancio. Il premier ha incontrato le organizzazioni sindacali prima di aver l’incarico da Mattarella, a riprova di una sensibilità rara. Decisiva sarà la campagna vaccinale: senza la garanzia sanitaria non riparte l’economia».