L'esperto

«Depositi nucleari? Il Barese non è più a rischio sismico zero»

Marisa Ingrosso

Il prof. Dellino (UniBa) in Commissione Grandi Rischi: una scelta da approfondire

Il prof. Pierfrancesco Dellino, ordinario di Geochimica e Vulcanologia al Dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari «frena» sulla scelta dell’Alta Murgia come sito idoneo a ospitare i depositi nucleari nazionali, l’uno per il materiale a bassa attività e l’altro per il ben più pericoloso materiale ad alta attività e lunga vita (come il plutonio, per fare un esempio). Materiale che, secondo la comunità scientifica internazionale, andrebbe messo in sicurezza in un deposito geologico, un deposito che possa sfidare le ere geologiche necessarie a renderlo innocuo. E siccome il professor Dellino è anche membro della Commissione Grandi Rischi del Dipartimento nazionale di Protezione Civile (per la precisione è a capo del settore Rischio vulcanico e chimico della Commissione) il suo non è affatto un giudizio di poco conto, anzi.
Professore, cosa pensa della scelta dello Stato italiano di costruire dei depositi nucleari tra Puglia e Basilicata?
«Non penso sia stata fatta un’approfondita analisi. Quello per l’alta attività deve essere un deposito geologico e, quindi, ci vorrebbe un’analisi geologica dedicata che, evidentemente, è stata rinviata ad altro momento. Perché solo il mio Dipartimento può fare questo approfondimento e noi non l’abbiamo fatto. “Scienze della Terra e Geoambientali” vuol dire Geologia e il nostro è l’unico Dipartimento nel Sud Italia che può fare questo genere di studi».

A quali approfondimenti fa riferimento? Quali sarebbero necessari?
«Sia sul fatto duro, della geologia, e sia sull’analisi delle sequenze sismiche recenti. Guardi, quando c’è un terremoto, c’è una sequenza sismica. Ora, il territorio del Barese e Nord Barese è sempre stato considerato asismico, ma alcuni eventi degli ultimi due anni fanno pensare che possa non essere così».
Quali eventi sismici in particolare?
«Eventi che sono stati registrati e con 3.5 magnitudo Richter. Questo su tempi ridotti può non cambiare il quadro. Però, siccome parliamo di strutture che devono resistere per centinaia di anni, questi eventi ci inducono a dire che, su tempi lunghi, il Barese non sia totalmente asismico».

Ma questo è importantissimo. Uno dei parametri applicati per individuare i siti idonei è proprio l’assenza di rischio sismico.
«Sì? Davvero? - dice con tono ironico – Ma la gente non le studia queste cose. È la teoria del “poi si pensa”, che a Bari conoscono molto bene. Inoltre, i nostri territori sono molto carsici e, quindi, il carsismo ha gli effetti che ne conseguono sulla circolazione dei fluidi».

Può spiegare meglio come il carsismo può influire negativamente sui depositi nucleari?
«Siccome è una zona fortemente carsica, l’acqua nel nostro territorio non scorre in superficie, circola sotto terra, negli acquiferi carsici, in doline, in inghiottitoi, e così servono approfondimenti. Voglio chiarire che non c’è un pregiudizio, ma prima vanno fatti gli approfondimenti, sennò uno non può sapere. E sapere è meglio che non sapere, no?».

Bhe, certo.
«Perché lei è persona che vuol sapere o non sapere?».

Diciamo che studio.
«Bene! Ma il politico non studia, perché non ha il tempo diventare competente. E allora si butta al primo e al secondo amico... anche in questi casi prima dice “no” e poi, chissà, dirà invece di sì».

Ma torniamo al carsismo.
«Il carsismo vuol dire che il substrato va incontro a processi di alterazione. Erosione che potrebbe portarlo a non essere totalmente stabile in quel punto. Dove c’è un vuoto, uno non va a mettere una fondazione! Va quindi studiato il sottosuolo sotto questo aspetto, oltre alla possibilità sismica. Perché se, sulla base dei dati che oggi abbiamo, devo dire che non ci saranno eventi nei prossimi due anni, forse sì. Ma se devo dire che un forte sisma non avverrà nelle centinaia di anni, allora è diverso. Non è possibile. Prima devo studiare bene».


Quindi il suo Dipartimento non è stato coinvolto da Sogin per l’individuazione di questi siti idonei a ospitare i depositi nucleari?
«Mai coinvolti, né io né il mio Dipartimento diretto dal prof. Giuseppe Mastronuzzi».

A dire il vero ho trovato traccia di collaborazioni accademiche, bandi, cui hanno partecipato anche istituzioni pugliesi.
«Una cosa è un bando e un’altra cosa è una consulenza. Io e noi del Dipartimento non siamo mai stati invitati a nessun bando?».


E consulenze?
«Da Sogin no».

Lei ha giustamente detto che Scienze della Terra vuol dire Geologia. Ora però c’è da organizzare una risposta motivata dei territori che questi depositi nucleari non li vogliono.
«So che col Parco dell’Alta Murgia, con sede proprio ad Altamura, stanno per organizzare una risposta dalla parte scientifica, ma che la politica capisca quali risposte dare è un’altra cosa».

In che senso?
«Diciamo che la comunità scientifica non sempre riesce a intercettare, in modo chiaro, la politica sul territorio».


Per motivare il «no» ai depositi in punta di scienza, lei sarebbe pronto a dare il suo apporto alle comunità di Puglia e Basilicata?
«Il mio Dipartimento è un’Istituzione geologica sul territorio. L’Università di Bari è una grande Università pubblica e generalista e, quindi, è chiaro a chi rivolgersi. Se c’è invece voglia di rivolgersi a uno studio privato... vuol mettere la differenza tra uno studio privato e chi lo fa a livello istituzionale? La verità è che, su quei temi, la scienza si fa solo nel pubblico. E, quindi, dovresti rivolgerti al pubblico, se vuoi le competenze. Magari vorrà dire qualcosa se sono in Commissione Grandi Rischi?».
A quanto ne so, Puglia e Basilicata stanno organizzando un team interregionale. L’hanno contattata?
«Forse si stanno ancora organizzando, a me non è arrivato niente. E non è che non si sa cosa faccio».

Lei quindi è a disposizione delle comunità?
«Assolutamente sì. Ma certamente lo è tutto il mio Dipartimento e sono 50 persone che ci lavorano dentro. Cioè, noi facciamo proprio questo mestiere. La Regione Puglia e l’Ispra hanno attribuito a noi il progetto della microzonizzazione sismica, al mio Dipartimento. Parliamo di un’eccellenza. Di un Dipartimento che ha un Osservatorio sismologico. Forse ci contatteranno. Forse i tempi non sono maturi. Le vie del Signore sono... finite».

Dica la verità, cosa ha pensato quando ha saputo che l’Alta Murgia era stata dichiarata, dalle organizzazioni statali per il nucleare, un posto ideale per metterci i depositi?

«Il fatto che ci sono stati eventi 3.5 apre realmente scenari nuovi. Ci devono essere studi da fare. Questa è una reale novità. Per capirci, nella mappa della pericolosità sismica quella zona è bianca, ma andrà aggiornata. La questione qui è, però, che tutto ciò di cui discutiamo alle nostre latitudini è sconosciuto».

Rischio sismico e carsismo, lei ha forse in tasca la soluzione per le comunità che non vogliono i depositi nucleari?
«No, guardi, io sono quello che studia. E qui, secondo me, c’è da studiare».

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