L'emergenza
Puglia, no a test rapidi in studi medici: la protesta dei sindaci dei camici bianchi
Cgil Fp medici, Smi, Snami e Simet in una nota congiunta: « Siamo basiti per l'avvio il prossimo 1 gennaio»
BARI - «Ci lascia basiti» la decisione di avviare in Puglia, dall’11 gennaio, l’esecuzione dei tamponi antigenici negli studi dei medici di base: lo scrivono in una nota congiunta i sindacati regionali Cgil Fp medici, Smi, Snami e Simet.
«I nostri medici - dicono - sono pronti a nuove sfide per l’assistenza sanitaria domiciliare attraverso tre criteri che la stessa parte pubblica, in primis, dovrebbe garantire: responsabilità, rigore, appropriatezza. Più volte abbiamo sostenuto che questo accordo firmato dalla Fimmg è inutile e non adeguato ai criteri essenziali dell’assistenza domiciliare del malato Covid asintomatico e paucisintomatico. Avere sovraccaricato il lavoro del medico di famiglia e del pediatra di libera scelta con un servizio diagnostico obbligatorio come quello del tampone antigenico rapido ha solo creato inutile perdita di tempo ai medici impegnati nel servizio di assistenza primaria territoriale».
I quattro sindacati, che rappresentano circa il 50% dei medici di medicina generale pugliesi, ribadiscono «la disponibilità a svolgere questo atto diagnostico di laboratorio obbligatorio nelle strutture pubbliche individuate dalle Asl dopo che le stesse avranno garantito, come da noi richiesto, sicurezza e tutela per il medico e il cittadino. Al momento nulla ci è dato di sapere».
«Nel frattempo - concludono - senza una programmazione conosciuta agli stessi operatori si chiede di completare la campagna di vaccinazione antinfluenzale, tamponi Covid obbligatori, e si inizia la vaccinazione anti-covid tanto sbandierata. Non possiamo permettere che si avvii all’inizio di questo nuovo anno un processo di gestione confusa e non coordinata».