politica pugliese
Lattanzio lascia il M5S: «Che errore la linea da duri e puri, pronto al dialogo con Emiliano»
«Nessuna offerta da altri partiti, guardo al mondo rosso-verde»
È pronto ad avviare un dialogo «di contenuto» con Michele Emiliano e, a Roma, guarda agli altri ex 5 Stelle nonché al progetto di una rete rosso-verde progressista e ambientalista. Per il deputato barese Paolo Lattanzio, fresco di uscita dal Movimento, inizia un nuovo capitolo politico.
Lattanzio, ricapitoliamo: perché ha deciso di lasciare il M5S?
«È stata decisiva la scelta del M5S di correre da solo in Puglia. È il punto finale di un mancato posizionamento del Movimento nel campo progressista in maniera stabile, cosa che sostengo e ho sempre sostenuto. Di fatto, il Tacco d’Italia è diventato l’ultimo avamposto del grillismo duro e puro».
Chi incolpa maggiormente? Di Maio, Crimi, i pentastellati pugliesi?
«Guardi, io ho provato per mesi a combattere questa battaglia dall’interno. Non chiedevo di andare con la Meloni o chissà dove, ma solo di replicare una esperienza che al governo funziona. È la stessa cosa che, più volte, hanno sostenuto anche Grillo e il presidente Conte».
Appunto, quindi chi ha remato contro?
«Non lo so e anche questo è un problema. La verità è che la Puglia è la goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno di problemi: contenuti, organizzazione, democrazia interna».
Alla candidata Antonella Laricchia che correrà da sola per la Regione Puglia cosa si sente di dire?
«Non voglio alimentare alcuna polemica. Sottolineo solo che abbiamo perso un’occasione storica per non restare marginali e per rafforzare l’azione del Governo Conte».
C’è da dire che in Puglia l’identità del Movimento si è costruita, fin dall’inizio, in contrapposizione a Emiliano.
«Non può esistere un Movimento che ha 100 identità diverse a seconda dei territori. C’è una natura nazionale che poi si declina in loco. E non è un tradimento, è una crescita».
L’attuale governatore, però, è stato sempre giudicato divisivo dai 5 Stelle.
«Chiunque fa politica, fatalmente, lo è. E comunque sarebbe stato un ottimo motivo per mettersi al tavolo con la sinistra sette mesi fa e ragionare. Non per essere a traino di nessuno ma per guidare la coalizione»
Ora voterà Emiliano?
«Credo che il voto personale sia la questione più irrilevante»
Difficile pensare che voti Fitto o la Laricchia...
«Di certo avvierò un dialogo con il presidente Emiliano proponendogli due temi: i dottorati comunali e il mecenatismo diffuso. Sono due iniziative di valore che spero Emiliano prenda in carico. Confido che il centrosinistra voglia mettere in campo politiche realmente progressiste».
E a Roma, invece, che farà? Rimarrà nel Misto?
«Nel Misto ci sono persone di grandi capacità uscite, come me, dal Movimento 5 Stelle: l’ex ministro Fioramonti, poi Nitti e Zennaro. Lavoreremo bene».
È la premessa di un nuovo partito?
«Non so dire cosa accadrà. Con l’evento “Il Futuro insieme” si sono già poste le basi per una rete trasversale rosso-verde, cioè progressista e ambientalista. C’è fermento e i movimenti sono molti. Vedremo cosa succederà».
Qualcuno a sinistra, Pd, Leu o Italia viva, l’ha contattata per offrirle un ingresso nel partito?
«Ho ottimi contatti con i colleghi di maggioranza. Offerte non ce ne sono state, ma attestati di stima sì. Il dialogo è quotidiano senza bisogno di pensare ai cambi di casacca»