L'inchiesta
Bari, giornali gratis online su Telegram: bloccati 20 canali
Procura dispone sequestro a società per riciclaggio. Sottratti migliaia di file in formato PDF tutelati dal diritto di autore e riversati su almeno Telegram, permettendo l'abusiva diffusione
Rispetto ai canali individuati dalla Procura, manca quello dal nome «Edicola Settimanali», con 1.049 utenti, che Telegram comunica di non aver trovato, forse perché già rimosso.
Secondo il procuratore aggiunto di Bari Roberto Rossi, che coordina l’inchiesta aperta dopo la denuncia di Fieg e Agcom, questo sistema di pirateria digitale avrebbe causato al settore dell’editoria danni per 670 mila euro al giorno (250 milioni di euro all’anno). Il provvedimento di sequestro è stato notificato a cinque indirizzi mail riconducibili ai rappresentanti legali della società, con sede a Dubai, che gestisce Telegram. Da uno di questi indirizzi è arrivata la risposta in inglese.
Nel testo della mail che Telegram ha inviato alla Procura di Bari sono elencati i venti canali oscurati su richiesta della magistratura barese. Si tratta di «eDiCoLA_luXuRiOsA» con 196.027 utenti, «RIVISTE ITALIANE» (27.171 utenti), «Riviste 24 Edicola» (2.810 utenti), «Riviste Oggi» (7.725 utenti), «solo riviste mensili» (2.859 utenti), «Giornali» (1.643 utenti), "LIBRI UNIVERSITARI PDF» (22.315 utenti), «LIBRI PDF Gratis" (48.104 utenti), «EDICOLA-FREE» (4.052 utenti), «GIORNALI E RIVISTE» (9.539 utenti), «Libri universitari» (9.309 utenti), "EbookDoe» (51.893 utenti), «QUOTIDIANI-LIBRI-RIVISTE ITALIA" (1.199 utenti), «GIORNALI RIVISTE - GRATlS ITALIANE» (24.923 utenti), «Il Giornalaio «Moderno» (21.694 utenti), «LIBRI ITALIA» (7.921 utenti), «GIORNALI ITALIANI» (4.006 utenti), "Quotidiani l@OTInews» (3.188 utenti), «Quotidiani e mensili" (1.636 utenti), «Libri in italiano gratis» (1.049 utenti).
Proseguono le indagini per identificare gli autori dei reati ipotizzati. «L'applicazione Telegram risulta sviluppata dalla Telegram LLC con sede in Dubai, società nota per proteggere i dati e la privacy degli utenti» ha spiegato la Procura e, per questo, «allo stato attuale non sono identificabili gli amministratori dei singoli canali».
LE PAROLE DI FIEG E FNSI - La Federazione italiana degli editori e la Federazione nazionale della stampa «esprimono il loro più convinto apprezzamento per l’iniziativa della Procura di Bari che ha disposto il sequestro di 19 canali Telegram pirata, adottando una misura finalmente concreta ed efficace di contrasto alla pirateria digitale: se, infatti, la piattaforma non collaborerà fattivamente, si andrà al blocco dell’accesso da parte dei provider italiani a Telegram». È questo il commento sugli ultimi sviluppi delle azioni di contrasto alla pirateria digitale, che avevano portato nei giorni scorsi a un primo parziale blocco dei canali incriminati da parte di Agcom.
«Come rilevato ad istruttoria ancora in corso - ricordano Fieg e Fnsi in una nota - i canali segnalati avevano tuttavia provveduto a cambiare nome e a riprendere gran parte delle loro attività illecite. È di tutta evidenza, quindi, anche sulla scorta delle stesse indicazioni dell’Autorità, come sia necessaria una tempestiva riforma della normativa che attribuisca specifici poteri di intervento all’Agcom».
Fieg e Fnsi «apprendono con soddisfazione che la magistratura e le forze di polizia giudiziaria hanno riconosciuto la fondatezza e la gravità del fenomeno segnalato, con una iniziativa senza precedenti per la quale si ringrazia il procuratore Roberto Rossi e i Nuclei speciali della Guardia di Finanza: Nucleo Polizia economica finanziaria di Bari, Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche e Nucleo Speciale Beni e Servizi».
Fieg e Fnsi, infine, «tornano a chiedere che, alle iniziative di contrasto della pirateria digitale, si accompagni un’azione decisa da parte di governo e Parlamento per recepire in tempi brevi la direttiva europea sul diritto d’autore nell’ordinamento italiano, analogamente a quanto già avvenuto in altri Paesi dove il confronto con le piattaforme digitali è a uno stadio molto più avanzato. Si tratta di un passaggio imprescindibile per tutelare gli investimenti delle aziende editoriali e difendere il lavoro dei giornalisti».